« nel zatterone e nel battuto, nel seccare e nel mantenere in asciutto « ascendente. « Basterà per prova fuor di ogni eccezione veridica, poter rassegnare « essere stata la somma riscossa di L. 311464.— e l’esborso di L. 387982.19, « somma appoggiata a conti sinceri e legittime ricevute, sicché la differenza « risulta di L. 76518.19 (1). « Somma che, anche soltanto imaginata, atterrisce e spaventa la infelice « e ristretta presente mia situazione ». La supplica del pover’ uomo si trascinò avanti fino al 1790, ma il 3 Maggio anche «l’affare Resegati» aveva la sua soluzione, Tommaso Scalfarotto Ing. alla Laguna, Pietro Lucchesi Ing. ai Lidi, Giulio Zuliani e Pietro Battaglioli viceproti, sentenziavano, com’ era giusto, in favore di lui, dichiarando le sue asserzioni corrispondenti « alle verità e quantità delle « opere eseguite fuori della Base dei Contratti ». Sebbene nè generosa nè giusta la soluzione veniva. E un’ altra ancora ne veniva, lo sgombero della Riva. Appena s’incominciarono i lavori dei casseri, i Savi alle Acque pensarono pure a proporre al Senato lo sgombero dei Casotti, mediante distruzione o trasferimento. Il 31 giugno 1781, dopo aver uditi gli interessati, esaminate le loro carte o ascoltate le loro pretese, essi presentavano al Principe una dettagliata memoria, in cui scegliendo fra le 27 località dai periti suggerite, destinavano sei dei dieci stazi appartenenti alle cinque genti dalmatiche, nella Calle della Scoazzera a S. Giovanni in Bragora, aderente alla Riva, due in Campo della Gorna e due sulla Fondamenta della Tana, anziché al Monastero del Sepolcro, come in un primo tempo ; quanto poi ai quattro dei Dobrotani e Parzagnotti, nella Calle del Dose e in Calle della Scoazzera. Da ciò svantaggio nessuno agli Schiavoni e alle Arti cittadine, perchè la popolazione, cui essi vendevano era quella marinaresca, del Sestier di Castello e periferia di S. Marco, anzi alle Arti ne sarebbe derivato vantaggio, perchè venendo allontanati, oltre due ponti di più e due lunghi tratti di fondamenta incomodi per il sole, massime nell’ estate che era il tempo delle vendite maggiori degli Schiavoni, risultava ben probabile che benefizio ne risentissero in avvenire le Arti stesse, nonché il partito del Castrato in S. Marco. (i) La Lira veneta corrispondeva nel 1883 a L. it. 0,52 (Martini, op. e loco cit.ì. - 38 -