E si coglieva l’occasione di disciplinar questi stazi, limitando l’estensione dei nuovi a sette piedi quadrati per i dieci stazi delle genti dalmatiche, a cinque per i Dobrotani e i Parzagnotti, che non avendo a tagliar castrati, non avevano bisogno di spazio ; e di proibire per l’avvenire ogni concessione di posti (1). Lo sgombero doveva essere definitivo, 1’ opera nuova e grande, fatta per evitare gli interrimenti, doveva riuscire « comoda al passaggio dei « sudditi » e nel tempo stesso, secondo 1’ antico pensiero « Cum sit honor « civitatis ipsam ornare et vitare contrarium ornamento », « al decoro e « all’ ornamento della Capitale » (2). Il Principe ed il Senato accoglievano completamente i voti dei Savi e disciplinavano anche 1’ ancoraggio, con 1’ escludere le barche « aventi ferro « niuna eccettuata », come da comunicazione ai Savi fatta dal Segretario del Senato Andrea Sanfermo in data 9 gennaio 1783. Ma altre soluzioni, che pur s’ erano lasciate soltanto in sospeso, non vennero. I ponti rimasero quali erano. Solo il ponte di S. Biagio o della Catena (così, 1’ abbiamo già detto, si chiamavano del pari quelli sulla Tana e il più interno dell’ Arsenale), che non era stato nemmeno preso in considerazione, pur costituendo sempre un pericolo grave sia per il transito sia per gli edifici cui s’appoggiava con le catene, mercè la genialità di un giovane venticinquenne, figlio di un portinaio deH’Arsenale, veniva sostituito con un ponte girevole in due parti (3). E quando nel 1795, i Savi, eseguiti tutti i possibili restauri, messi e rimessi i puntelli, fecero capire che era duopo decidersi alla loro ricostruzione, si tornò a lasciar cadere di nuovo il problema. « Per esser prossimi « ad un totale sfasciamento, particolarmente i due denominati del Vino e « della Madonna (Pietà) e in eguale situazione trovandosi l’altro della (1) Il noto raccoglitore Rossi, altra volta citato, nel suo manoscritto alla Marciana, parlando del Magistrato alle Acque e dei suoi rapporti con i beccai dalmatini, scriveva : « Simili stazi, (casotti di tavole o semplici banche) offrivano brutto aspetto, e si tolsero affatto, quando, a’ giorni nostri, la Riva degli Schiavoni allargossi (Rossi, op. XXVI, 135). (2) Un anonimo ritraeva la nuova Riva in un disegno a colori, inedito e anche ignorato, che qui si pubblica, quale primo documento figurativo dell’ ampliamento (ved. tav. VI). Non è che un semplice abbozzo, migliore nelle navi che negli edifici, ma chiaro e preciso dovunque. Esso ha pure un non piccolo valore storico, perchè rappresenta Venezia in uno dei suoi ultimi giorni di festa e di vita mercantile : fra i navigli veneziani non sono pochi quegli stranieri. (3) Gazzetta Urbana, 1 luglio 1789. — 39 —