« S. Marco) la scolta aveva annunziato 1’ avvicinarsi di una nave straniera, « e non da comando alcuno ma da vivissima curiosità chiamati da tutte « parti i cittadini accorrevano a torme sul lido (la nostra Riva). E fattasi « la nave più presso, sì che veder si poteva distintamente ogni cosa, « appese alla poppa scorgemmo le nemiche bandiere: nè rimase più dubbio « che fosse 1’ annunzio di una vittoria ». Al principio del Quattrocento, la Riva andava sistemandosi e abbellendosi sempre più e sempre meglio. Si toglievano dalla circolazione i porci di S. Antonio (1409). E nel 1414, costruite le due dogane di Terra e di Mar, la prima a S. Giovanni Elemosinario di Rialto (Riva del Ferro e del Vin), la seconda alla Punta della Trinità (ora della Salute), la dogana di S. Biagio che, per l’angustia dello spazio, era diventata insufficiente, cessava del tutto. Elena Celsi, vedova Viani, trasformava una sua casa in oratorio e ricetto di pellegrine per il Santo Sepolcro (1410), il quale ricetto, dopo la caduta di Negroponte in mano dei Turchi (1471) accoglieva Beatrice Venier e Polissena Premarin, che vi iniziavano un nuovo periodo di vita francescana ; i Dandolo all’ imboccatura della Calle delle Rasse (palazzo Danieli), i Gritti presso la foce del rio dei Greci inalzavano le loro superbe abitazioni. Nel 1462 tutta la Riva veniva restaurata dal Ponte della Paglia ai Forni di S. Martino, i quali sorti forse nel sec. XIV con i granai, nel 1473, l’anno del terzo ingrandimento dell’Arsenale, si rifabbricavano (probabilmente allora i forni di Terranuova venivano distrutti e adibiti ad altro ufficio), con la costruzione di 32 nuove bocche, dov’erano confezionati quei biscotti tanto eccellenti e tanto resistenti da ritrovarsene ancora nel 1821 in Candia gli avanzi del celebre assedio (1667-69); e l’Ospedale della Pietà aveva il suo secondo ampliamento (1493). Lo sviluppo demografico e architettonico seguiva, passo passo, lo sviluppo della potenza e ricchezza. E sulla fine del Quattrocento, tutta questa Riva presentava un fronte unico, in stile prevalentemente ogivale, come si può vedere nelle belle silo-grafie di Reiivich e Schàffer nel Breydembach e del De Barberi (tav. Ia e IIa). Giù del Ponte della Paglia alcuni edilìzi, le case dominicali dei Duodo e dei Tron, che per poco nel 1478 non cedevano il posto a un grandioso ampliamento del palazzo ducale (1) ; gli alberghi alle insegne (i) In seguito all’ incendio del palazzo ducale, avvenuto la notte del 14 sett. 1478, alla mattina subito la Signoria trasportava la sua residenza in casa Duodo di là del rio e veniva