FATTI, PERSONE, IDEE Giuliani cke si fanno onore in guerra In testa all’eroico drappello dei nostri prodi, stavolta appare Niccolò Giani, al quale fu conferita la medaglia d’oro. («Picc.» e «Popolo d’Italia», 24, IX). Del caduto alla Punta nord Mali Scindeli, sul fronte greco, del fondatore della Scuola di Mistica Fascista, dicemmo più ampiamente nell’ultimo fascicolo de «La Porta Orientale» (Anno XI, 139-51), nè occorre soggiungere quanto profonda sia la nostra esultanza nel vedere unirsi alla serie gloriosa delle medaglie d’oro giuliane la fulgida figura di Niccolò Giani, che tanto onora le nuove generazioni delPItalia fascista. Fra le cerimonie con le quali si è inaugurato l’anno scolastico 1941-42, hanno avuto particolar rilievo quella del R. Liceo Ginnasio «Dante Alighieri», dove fu commemorato, con un discorso del Preside Gianluigi Bi-soffì, Niccolò Giani, e quella del R. Liceo Ginnasio «Francesco Petrarca», dove, a sua volta, con un discorso del Preside Giuseppe Zanei fu commemorato Silvano Buffa, altra medaglia di oro giuliana, che fu allievo del «Petrarca», come il Giani era stato del «Dante». Alla memoria di un altro Eroe del mare, triestino, Danilo Stiepovich, fu conferita la medaglia d’oro per il valore dimostrato in un’azione svoltasi nell’Atlantico («Picc.» 30, IX). Il ten. di vascello Ludovico Grion, triestino, ha comandato il sommergibile affondatore d’una petroliera diretta a Tobruk; sullo stesso sommergibile era il ten. di macchina Bruno Miani, pure triestino («Picc.» 6, Vili) -il sottot. Diego Michelazzi, triestino, è rimasto ferito nella lotta fra un nostro idroplano da ricognizione e cinque Spitfire nemici («Picc.» 22, Vili). L’eroico pilota Aldo Gon, triestino, fu promosso capitano («Picc.» 19, IX); - il ten. Salvatore Germanis, volontario d’Africa e di Spagna, e più volte decorato, fu pure promosso a capitano («Picc.» 28, IX), La consistenza della pesca nel« I Adriatico redento Di Bruno Coceani, presidente della Federazione nazionale fascista industriali della pesca, vediamo stampato nel «Piccolo» (9, VIII) un rapporto, dopo una ricognizione nel Carnaro e lungo il litorale dalmatico per constatare la situazione effettiva di tutte le attività pescherecce dell’Adriatico orientale restituito alla patria. II rapporto è importantissimo e interessantissimo. Mette in evidenza tutto quello che ormai ci si trova e quello che si potrebbe ottenervi in aggiunta. Dati di fatto pazientemente raccolti e proposte di cose nuove intelligentemente formulate. La conclusione è questa: «Valendosi dell’esistente organizzazione, l’Italia, decisa a potenziare il suo dominio adriatico, ricca nel settore della pesca!, della sua esperienza e forte della sua attrezzatura tecnica, non c’è dubbio vorrà e saprà far rifiorire la pesca da Fiume a Cattaro e rendere tale industria tanto diffusa su tutte le isole del vasto arcipelago, assieme all’utilizzazione delle forze idriche e delle risorse minerarie, strumento di vita e di ricchezza all’eroica fedeltà dei dalmati e ai nuovi cittadini dell’impero». Speriamo e auguriamo che il nuovo campo economico dischiusosi all’Italia fascista venga prontamente e abilmente lavorato, coi criteri nuovi dell’economia corporativa fascista, cioè per il bene di tutta quanta la nazione, non di singoli gruppi, come usava ed usa l’economia oligarchica degli Stati plutocratici. Dura a fascistizzare, 1 Italia! E’ la conclusione alla quale ci fa pervenire Arturo Stanghellini, in uno de’ suoi bellissimi articoli pubblicati sul «Piccolo» di Trieste. Poco edificato della «battaglia di antologie» che s’è avuta nel’passato giugno per far adottare questa o quella antologia delle tante preparate dagli editori per la novissima Scuola Media, lo Stanghellini, in un argutissimo «Taccuino del malumore» («Piccolo», 21,