VITTORIO BETTELONI NELLA CRITICA E NELLA POESIA 93 ha la faccia scolorata, ha perduto in copia il sangue, ma il suo 'spirito non langue, ma non vuol che in mano cada dei nemici la sua spada. Quindi, dopo aver apostrofata Durandal: ogni sua lena ei raccoglie e colpi mena, grandi colpi sul macigno ch’ivi s’erge aspro, ferrigno ... Nè dai colpi cessa Orlando, ma non cede il forte brando, che nel duro monte invece fonda piaga immensa fece. Questa, sì, che è vera, alta poesia! Meno d’accordo siamo, con Gianfranco Betteioni, sul valore estetico del «Tamburo di Natale» che il figlio volle ristampare nel suo opuscolo. L’intenzione del poeta fu buona, ma l’arte non vi corrispose adeguatamente. Condotta un po’ fiaccamente e distesamente da principio, questa piccola epopea per i fanciulli raggiunge appena verso la fine una certa altezza epica, quando il ragazzo nell’estrema visione ch’egli ha vede confondersi la figura del Redentore con quella di Garibaldi. GIOVANNI CUMIN SAPER PARLARE E SAPER TACERE Non fare delle notizie risguardanti le operazioni militari materia di conversazioni oziose. Bada sempre a quello che dici e soprattutto a chi tu lo dici. Ogni tua parola imprudente che fornisca una indicazione utile per il nemico può costare la vita a un soldato italiano, può compromettere il buon efsito d’un’azione militare, può calunniare la resistenza del fronte interno facendolo credere come il nemico lo vorrebbe, cioè impressionabile, discorde e male organizzato. Intorno a te, accanto a te, possono esserci persone infide che vegliano a cogliere e sfruttare ogni tuo errore. Sta in guardia!