Pubblicazioni e ricerche archivistiche sugli esuli Napoleonici a Trieste 289 di quest’opera rarissima, fondamentale per Trieste e la regione, intitolato: «Die oesterreichisch-venetianische Kriegs-Marine waehrend der Jahre 1797 bis 1802» — Wien 1891. Su «La campagna tra Francesi e Austriaci nella Venezia Giulia ed a Trieste nel 1813» pubblicò un conciso studio Aldo Mattei su «La Porta Orientale», nel fascicolo per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 1940-XVIII. Sulla dominazione francese in Istria e anche a Trieste gli studiosi attendono però con impazienza la vasta opera, basata sugli atteggi più sopra menzionati del nostro R. Archivio di Stato, che Giovanni Quarantotti pubblicherà nei due prossimi volumi di «Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria». V. I documenti degli archivi viennesi e lo studio del W^ertheimer. La massa più ingente e ragguardevole di carteggi ufficiali sugli esuli del primo Impero, esistette però, prima del fatale 15 luglio 1927, a Vienna. In quel giorno i comunisti insorti incendiarono il Palazzo di Giustizia, che custodiva il «K. K. Staatsarchiv des Innern und der Justiz» (I. R. Archivio di Stato per l’interno e la Giustizia), il quale comprendeva tra altri archivi quelli della «K. K. Polizeihofstelle» (I. R. Dicastero Aulico di Polizia), della «K. K. Hofkanzlei» (I. R. Cancelleria di Corte) e del «K. K. Ministe-rium des Innern» (I. R. Ministero dell’interno). Il primo dei tre nominati era senza dubbio la più preziosa fonte a cui ricorrere per la storia politica del nostro Risorgimento (200). Nell’interesse delle vicende dell’esilio della Famiglia di Re Carlo X a Gorizia e di quello dei Bonaparte a Trieste, l’illustre settecentista e mio defunto amico Carlo L. Curiel si rivolse allora, su mia preghiera, al suo amico in studi casanoviani dott. Gustav Gugitz, che era stato incaricato dal Governo di Mons. Ignazio Seipel di coadiuvare l’archivista generale di Stato dott. Rudolf Stritzko nel riordinamento delle carte risparmiate dalle fiamme. La risposta fu sconsolante; tra esse non è rimasto più nulla di quanto mi stava a cuore. L’ecatombe degli atti relativi ai Napoleonidi la si può comprendere percorrendo l’opera di Eduard Wertheimer: «Die Verbannten des ersten Kaiserreiches» — Leipzig, Verlag von Duncker & Humblot 1897, di cui tratto più avanti e la quale si basa in parte per l’appunto su detti documenti. Prima dell’incendio Attilio Tamaro trasse copia di centinaia di atti della «Polizeihofstelle», di cui si servì parzialmente per la sua monografìa: «Materiali per la storia della restaurazione austriaca nella Venezia Giulia», inserita nel volume XLIII degli «Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria» (anno 1931) e utilissima per lo studio dell’ambiente triestino di quell’epoca. Uguale opera di trascrizione fece pure Francesco Salata per le sue opere su Oberdan, l’Arciduchessa Maria Luisa, il Duca di Reichstadt e Re Carlo Alberto. Questo studioso ebbe anzi il merito, in parte sulle indicazioni del Curiel — altro indefesso rovistatore di quegli archivi e degli archivi triestini — di avere potuto individuare e ricuperare a Trieste e all’Italia l’ingente materiale archivistico, che in base all’articolo 193 e successivi del Trattato di St. Germain del 10 settembre 1919, l’Austria dovette cedere, perchè in diretto rapporto con la storia dei territori ceduti, a par-