DAL DIARIO DI UN GARIBALDINO Rodolfo Donaggio, tipografo triestino, fece nel 1866 come volontario la campagna del Trentino. Subito dopo il suo rimpatrio, nel 1867, abbozzò un diario, che nel 1889 e in seguito ebbe a completare aggiungendovi tra l’altro alcuni cenni intorno alla vita del concittadino, compagno suo di lavoro e di fede, Enrico Ferolli, perito a Roma nel Lanificio Ajani. Di questo scritto, dettato con tutta modestia e senza pretese letterarie, ma notevole per la ingenua freschezza del racconto e per l’abbondanza di interessanti particolari, crediamo utile di dare in queste pagine un largo riassunto. (1) Da Trieste a Bari Era la primavera del 1866 e Rodolfo Donaggio, che allora contava ven-tidue anni, durante una passeggiata lungo la riviera di S. Andrea si decideva finalmente a confidare a un suo caro amico il progetto, che da tempo andava accarezzando, di un viaggio a Firenze, allora capitale d’Italia, dell’Italia di cui proprio in quell’anno i patriotti triestini speravano di vedere il sospirato compimento con l’annessione delle Venezie. E l’amico a incoraggiarlo e a invidiarlo. Avrebbe dunque dovuto partire per Ravenna. Ma il denaro occorrente? E che scusa dire alla mamma? L’amico si offerse di scrivere una lettera fìnta, datata da Firenze, con la quale un conoscente lo invitava a recarsi in quella città, dove gli aveva trovato lavoro a ottime condizioni. Con questa lettera il Donaggio si presentò disinvolto al suo tutore, il quale approvò senza Nel prossimo aprile, per volontà del Duce, espressa al generale Ezio Garibaldi, si inaugurerà in Roma sul Gianioolo il Mausoleo — Ossario dei Caduti per la liberazione di Roma. In quell'occasione sarà inaugurato anche il busto del triestino Filippo Zamboni («Porta Orientale», X 270), opera dello scultore Teodoro Russo. Sulla via Flaminia sarà eretta una colonna onoraria per ricordare i Caduti nei combattimenti svoltisi sui Parioli nel giugno del 1849; tra i primi dei quali furono i fratelli Alessandro e Francesco Archibugi, appartenenti al Rattagllone Universitario e già segnalatisi negli scontri sul Gianicolo. I fratelli Archibugi sono menzionati da Filippo Zamboni ne’ Ricordi del Battaglione Universitario Romano (Trieste, 1926, p. 179) : egli, che del Battaglione fu capitano, dettò per loro un’epigrafe dov’era detto che «il nome e il sangue» dei Caduti andavano «posti in conto alla Repubblica Francese — nel libro donde mai non si cancella». (Vedi articolo di CECCARIUS ne La Tribuna di Roma, 28 die. 1940-XIX). (N. d. R.)