FATTI, PERSONE, IDEE 115 rei, ma non mi sembra opportuno, data la natura di queste noterelle e la mia intenzione che è quella di rievocare le benemerenze di Vicenza nella vita, di quasi venticinque anni, ma specialmente nei primi anni più faticosi e più diffìcili, della Trento-Trieste. Infatti l’azione della Trento-Trieste si svolse in due tempi ed ebbe due programmi, l’uno minimo prima della guerra fino al 1914, l’altro massimo dal 1915 in poi. Il minimo consisteva nella propaganda delle sue finalità al di qua del confine politico e di difesa della pericolante italianità entro l’impero degli Absburgo, e non poteva essere fine a sè stesso; il massimo di rivendicazione integrale dei diritti della nazione in quello stato: jerciò la Trento-Trieste si trovò al-’avanguardia del movimento irredentista e dopo la vittoria esplicò una propaganda mirabile, larga e tenace, non solo in Italia ma anche nelle capitali estere e fino nell’America, perchè i frutti della vittoria non venissero frustrati dai falsi amici e dai rinunciatari. E qui, benché quest’articolo deva essere contenuto nei limiti dianzi indicati, non posso non ricordare l’attività instancabile, coraggiosa e saggia insieme e lungimirante di Giovanni Giuriati, presidente generale della Trento-Trieste dal 1913 in poi, che dopo la guerra, fedele alle belle tradizioni della sua sezione veneziana già retta dal Marinoni, dal-l'on. Foscari e dall’avv. Massari, e da lui portata a nuovi trionfi, seppe affermare la volontà incoercibile della Trento-Trieste, volontà ormai unisona con quella della nazione, della integrale rivendicazione dei diritti d’Italia, non solo, come ho detto, entro i confini vecchi e nuovi del Regno, ma con voce ben alta e con insolita dignità in tutto il mondo civile. E mentre questo si faceva, una larga e pronta opera di soccorso e di assimilazione la Trento-Trieste intraprese e condusse a termine subito dopo la vittoria nelle nuove provincie, pietosamente colpite dalle necessità della guerra, opera anche questa mirabile particolarmente dovuta per la Venezia Giulia e la Dalmazia al cav. Vittorio Fresco di Trieste e per la Venezia Tridentina al prof. Egidio Fracassi che fece ancora centro Vicenza del suo multiforme e faticoso lavoro. Lo stesso Giov. Giuriati, scrivendo ad un nostro concittadino, chiamò l’ope- ra allora svolta dal Fracassi : fervida e magnifica. E come a Vicenza la Trento-Trieste ebbe il suo nascimento e il suo maggiore e costante sviluppo, a Vicenza essa chiuse la sua lunga e buona giornata. Infatti la sezione vicentina fu l’ultima a sciogliersi dopo un solenne omaggio a Cesare Battisti, alla cui memoria eresse una lapide in una delle vie più centrali della città. Esempio veramente mirabile di tenace, fedele e coraggioso consenso e di fraterna solidarietà, fu quello offerto allora dalla Trento-Trieste vicentina quando volle, sola ormai fra tutte le sezioni. viver ancora e lavorare e lottare finché questa città olocausta del Quarnaro fosse anch’essa liberata dalle insidie straniere e congiunta alla Madre Patria. Fiume non lo dimenticherà mai! Come non dimenticherà l’assistenza fraternamente anche in seguito prodigata da qualche nobile spirito che rivive nella memoria della Trento-Trieste e col cuore della Trento-Trieste benefica ancora questa città affaticata da sì lungo travaglio. Così è passata alla storia la Sorella Garibaldina della «Dante», che ne ha ereditati tutto l’entusiasmo e la fede ardente negli ideali rinnovati di una Patria più forte e più grande: entusiasmo e fede schiettamente fascisti, poiché la Trento-Trieste fu la precorritrice, nella esaltazione coraggiosa di tutti i valori nazionali, di quell’irresistibile movimento fascista che sotto l’impulso possente del Duce doveva portare l’Italia a nuovi trionfi e a nuove glorie. Il testamento legato dalla Trento-Trieste alla «Dante» è una pagina di alta fede e di grande coraggio. Il Consiglio Direttivo infatti per bocca del suo Vice Presidente L. Cavalli, prima di sciogliere la sezione rivolgeva alla solenne Assemblea dei Soci queste parole. «Raccolga il nostro retaggio, il nostro ansito, fatto di fede e di ardori e di coraggio, raccolga il nostro grido, che è un monito e una speranza, la «Dante Alighieri» che noi, anche quando non eravamo compresi, considerammo sempre quale nostra sorella maggiore. Essa che è oggi il più potente sodalizio patriottico nazionale, nel quale accanto al pensiero pacato dell’uomo maturo pulsa nel suo fremito irresistibile il cuore di migliaia di giovani, essa raccolga l’eredità che oggi noi le leghia-