LASSE Ritornare ancora su di un argomento sviscerato da tutti gli articolisti e trattato in tante pubblicazioni e dire qualche cosa di nuovo riesce difficile se non impossibile. Però un esame sereno ed una valutazione esatta degli avvenimenti può dare forse un quadro più completo oggi della portata veramente eccezionale degli accordi italo-germanici non solo dal punto di vista militare ma principalmente da quello politico, inteso in senso lato. Guardando la situazione geopolitica delle due potenze sorge evidente un fatto di particolare rilievo ossia che esse sono al centro dell’Europa in una posizione tale che necessariamente le loro forze combinate sono portate ad una situazione di preminenza, preminenza sia perchè queste forze sono concentrabili nel minor tempo possibile in qualsiasi punto ove di queste urga la presenza ma anche perchè fattori geografici, economici, demografici, per restare solamente nel così detto settore pratico, le rendono di gran lunga le più numerose, meglio equipaggiate ed inquadrate e nel contempo manovrabili per linee interne. Questa preminenza delle Forze Armate dell’Asse non deve far credere che l’Asse stesso si riduca ad una semplice alleanza militare, dettata da ragioni contingenti ed opportunistiche: sarebbe svalutare in pieno tale accordo e sarebbe voler ignorare come esso sia sorto. Infatti l’alleanza militare venne come corollario logico al patto di Milano del 1939. Dunque fu una conseguenza ed è bene precisarlo in quanto che troppe volte le parti interessate antagoniste vollero presentare questa alleanza come uno strumento bellicista, un tentativo di sopprimere con la forza bruta le idealità democratiche. Non è necessario qui riandare ai testi dei due accordi, basterà ricordare che il preambolo dell’accordo di Milano parla esplicitamente dell’identità esistente tra le due rivoluzioni, la fascista e quella nazionalsocialista: identità di fini e di ideali che accomuna due popoli, destinati dalla storia e dalla loro posizione geopolitica ad integrarsi, a collaborare per dare al mondo, e se del caso imporlo, un nuovo sistema di vita, una nuova morale, una nuova economia onde permettergli di continuare la sua vita, di esistere ancora, ed in particolare onde permettere all’Europa di riprendere la sua funzione di guida dell’umanità, di propulsore delle attività umane verso orizzonti più alti. Sono dunque i motivi ideali, spirituali che informano le due rivoluzioni, che ispirano l’azione dei condottieri dei due popoli, che sono i cardini della attuale politica dai quali logicamente vengono