PUBBL. E RICERCHE ARCH. SUGLI ESULI NAP. A TRIESTE 95 parto, Gerolamo ritornò nella nostra città il 15 agosto, dopo alcuni giorni di permanenza a Venezia. Essendogli dalla polizia stato vietato nel frattempo di proseguire, nè volendo egli restituirsi a Graz, vi prese 'dimora e fu raggiunto il 20 agosto dalla consorte (47). Pervenuta a Trieste il 12 marzo 1815 la notizia dello sbarco al golfo Juan, fuggi, travestito da marinaio, con la complicità della moglie e di altri, nella notte di Pasqua tra il 24 e il 25 marzo, sulla paranza muratiana n. 131; si unì al cognato Gioachino Murat e dopo la disfatta di Tolentino (3 maggio) al Bonaparte, già nuovamente insediatosi alle Tuileries (48). Caterina tentò a sua volta di fuggire da Trieste, ma scoperta fu internata già il 3 aprile a Graz e il 15 successivo, per ordine di Re Federico suo padre, nel Württemberg, nei castelli di Göppingen e poi di Ellwangen. Ivi la raggiunse il marito dopo la battaglia di Waterloo, in cui aveva combattuto da prode (49). Ottenuto il permesso di ritornare in Austria, dato che nel Württemberg il suocero lo considerava suo prigioniero, ricevette da quest’ultimo il titolo di S. A. S. il Principe di Montfort, per il fatto che non veniva più ammesso nell’impero sotto il titolo di Conte de Harz. Dopo un fuggevole soggiorno nei castelli di Wald e di Erla, da lui acquistati, ma nei quali gli fu negato di fissarsi per la loro vicinanza a Vienna, e in quello di Hainburg, ospite della sorella Carolina, il 20 maggio 1817 andò ad abitare, sempre nell’Austria Inferiore, nella signoria di Schönau presso Vöslau, acquistata dal barone de Braun, impresario dei teatri viennesi (50). Col pretesto di partorire in un clima più mite, la Principessa Caterina ottenne, il 7 novembre 1819, dallo zio l’imperatore Francesco I, l’autorizzazione di ritornare con lo- sposo per alcuni mesi a Trieste. Vi furono prese però misure colossali di polizia per impedire una possibile seconda fuga e le autorità locali raddoppiarono il loro zelo, anche per vendicarsi di essere state beffate cinque anni prima (51). Come durante il loro primo soggiorno, i due coniugi presero in affitto il palazzo Romano, che si elevava, sino al 1936, al n. 19 di via Armando Diaz e quivi scesero il 10 dicembre 1819. Già il 20 gennaio 1820 Gerolamo acquistò però dagli eredi del conte Antonio de Cassis Faraone (1745-1805) — il famoso nababbo e mecenate egiziano qui stabilitosi nel 1785 ,— la villa già del negoziante Ambrogio de Strohlendorf, che oggi, in sua memoria, si chiama Bonaparte. Potè abitarla però appena dopo che gli fu concessa l’autorizzazione di stipulare il contratto di compra-vendita del 3 maggio 1820 (52). Ottenuto dal Congresso di Verona il 21 novembre 1822 il permesso di potersi trasferire a Roma, vicino alla madre e alla sorella Paolina, che invano aveva tentato di far venire a Trieste — l’assillante pensiero suo e della sorella Carolina era di strappare alla vecchia Letizia un testamento favorevole nei propri riguardi — Gerolamo abbandonò con la famiglia la nostra città e giunse nell’Urbe, dopo alcuni giorni di viaggio, il 26 marzo 1823. Vi rimase sino al' 1836 e andò poi a stabilirsi a Firenze (53). In Austria aveva comperato e rivenduto a prezzi disastrosi ben sette tenute, tra cui una presso Baden, dove Caterina andava per i bagni e il castello di Orth sul romantico lago di Traun (54), che darà il nome all’Arci-duca Giovanni Salvatore di Toscana, scomparso nel naufragio della «Santa Margherita» al Capo Horn, il 12 agosto 1890.