14 FEDERICO PAGNACCO bloccata sul mare, è stata ridotta alla fame e s’è vista ridotta di oltre un terzo la popolazione. Trieste sa, perciò, meglio di ogni altra città italiana, cosa voglia dire la libertà sul mare. E lo sanno tanto bene i triestini che, non per mera ventura, hanno salutato in un loro intrepido marinalo, Franco Tosoni Pittoni. il primo affondatore di una nave da guerra inglese, in questa nostra lotta di liberazione. Perciò, tentare speculazioni su rivolte triestine contro la guerra è come giuocare, oggi, al rialzo della sterlina: vani tentativi di gente prossima al fallimento. Non solo, ma se una guerra a Trieste è veramente sentita — sentita nel fondo, freddamente, senza languori romantici — è proprio questa guerra all’Inghilterra. I marinai triestini, da un secolo, si sono trovati tra i piedi gl’inglesi, dappertutto: da Aden a Shanghai, da Durban a Karachi, da Gibilterra a Nuova York. Se li sono trovati tra i piedi ed hanno conosciuta la lercia gravezza della loro sterlina, il peso soffocante della loro presunzione, lo schifo delle loro sbornie. Trieste sa che dalla sconfitta dell’Inghilterra, essa — come tutta l’Italia e tutta l’Europa — ricaverà un benefizio. Sa che la vittoria dell’Asse ricollocherà Trieste al centro della nuova economia europea. Sa che potrà riprendere le sue rotte per tutto il mondo, potrà respirare sul mare libero, potrà riattivare i suoi traffici e rioffrire cordialmente il suo porto al commercio dei fratelli del Settentrione che oggi combattono al nostro fianco. Perchè, se conoscono per lunga e negativa esperienza gl’inglesi, i Triestini conoscono bene i camerati germanici. Conoscono la loro serietà, la loro lealtà, il loro senso dell’onore, la loro disciplina e la loro capacità organizzativa e — oggi ch’è scomparso l’equivoco absburgico — apprezzano vivamente la loro amicizia e auspicano che la fratellanza italo-germanica si proietti nel più lontano avvenire come la più alta espressione di solidarietà umana. Per tutte queste ragioni, la campagna di menzogne inglesi sui pretesi disordini a Trieste è superlativamente idiota. Gli inviati inglesi e nord-americani annidati nelle compiacenti città balcaniche possono tranquillamente darsi ad altri esercizi. Quello di inventare rivolte, del resto, è esercizio nient’affatto originale. Se tutti i moti segnalati, da un anno a questa parte, in città tedesche o italiane fossero realmente avvenuti, tanto il regime fascista che quello nazionalsocialista sarebbero già bell’e spacciati. Invece sono più vivi e più vitali che mai. Alla Barba di tutti gli inglesi e dei loro scarsi compari più o meno prezzolati. Trieste è in linea con tutte le città e tutte le regioni d’Italia. Con i suoi migliori figli sulle navi, sui monti d’Albania, in terra d’Africa, col suo popolo serenamente intento al lavoro, essa tira diritto, a denti serrati, verso quella vittoria che, con lo spazio vitale, ci ridarà la libertà sul mare che fu di Roma e di San Marco. FEDERICO PAGNACCO