218 CAMILLO CRISTOFOLINI Non si dimentichi che l’esercito di Carlo Alberto nel 1848, pur in posizione migliore perchè già padrone di Peschiera, era stato vinto ben più disastrosamente sugli stessi colli di Custoza. E non si dimentichi che Napoleone III, pur vincitore a Solferino, preferì l’armistizio pittosto che affrontare il rischio d’una guerra d’assedio contro le fortezze del Quadrilatero. E se l’esercito italiano nel 1866 iniziò quell’offensiva non fu per insipienza di capi, ma per coscienza di dover prendere l’offensiva, anche in un settore strategicamente sfavorevole, per non dare al nemico una sensazione di nostra inerzia, permettendogli cosi di trasportare al Nord le sue forze. Che poi l’esercito del Po non abbia preso anch’esso contemporaneamente l’offensiva, si spiega perchè, nel caso di un insuccesso, sarebbe stato troppo più grave il problema di ritirare le forze spinte oltre un fiume della larghezza del Po. Nei gioi-ni immediatamente seguenti al 24, l’esercito italiano ritirò il grosso delle sue forze su posizioni più arretrate per poter parare l’offensiva austriaca dovunque si manifestasse. Anche Garibaldi, spostata verso destra, a Sud del Garda, una parte delle sue forze, dovette resistere presso il lago d’Idro al tentativo austriaco d’invader la Lombardia per la Val del Chiese. In quei giorni infatti l’esercito austriaco si preparò per un’offensiva, ma con alquanta titubanza, perchè l’Arciduca Alberto non aveva affatto la sensazione d’aver battuto gravemente gli Italiani. Così mancò lo sfruttamento del successo e appena il 30 giugno avanguardie austriache di cavalleria passarono il Mincio e si spinsero in qualche punto fino al Chiese. Ma anche ciò dimostra l’intenzione austriaca di non cedere di fronte all’Italia. Soltanto dopo la catastrofe di Sadova l’Austria comprese di doversi ridurre a salvare il salvabile e rinnovò, questa volta in piena guerra, l’offerta del Veneto alla Francia, per ottenere l’alleanza e per liberare l’esercito meridionale e portarlo in Boemia a ristabilire la situazione. Ma l’Italia fu ostile a questo progetto per le stesse ragioni per cui l’aveva rifiutato poche settimane prima. E veniamo all’accusa d’inerzia, fatta all’Esercito italiano: La battaglia di Sadova è del 3 luglio. Ebbene, già fra il 3 e il 5 luglio gli Italiani incalzavano gli Austriaci in Valtellina respingendoli verso lo Stel-vio; così pure in Val Camonica a Vezza d’Oglio, e così anche in Val del Chiese, dove i garibaldini assaltarono e presero le posizioni di M. Suello, avanzando di nuovo verso il confine. Già il 5 luglio il gen. Nunziante iniziava l’avanzata contro Borgoforte che il 9 veniva investita e bombardata. Il 7 luglio, cioè appena 4 giorni dopo Sadova, i Bersaglieri di Cialdini passavano il Po a Massa Polesine catturando i reparti austriaci che difendevano la linea. L’8 luglio anche il grosso dell’Armata passò il Po marciando su Rovigo, allora munita di alcune opere fortificate. Si è parlato di «sgombero volontario» degli austriaci e si fece molta ironia sullo sforzo italiano di «conquistare» ciò che gli Austriaci volevano graziosamente «offrire». Ma anche senza fare l’osservazione lapalissiana che perchè un esercito si avanzi è inevitabile che il nemico si ritiri, e che la storia dello «sgombero volontario» assomiglia molto a quella di quel tale che cascando da cavallo, disse che voleva scendere, sta il fatto che se gli austriaci ritirarono truppe dal Veneto, ciò fecero perchè non ne avevano altre a disposizione per difendere Vienna, e non le ritirarono tutte, perchè lasciarono fortemente pre-