BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO ohe un mondo perfetto, e quindi ogni creatura non può essere nè più perfetta nè più felice di quello che realmente è. E Socrate stesso e i suoi seguaci insegnavano essere 1 dolori solo apparenti, chè la felicità non si consegue dalla gioia dei sensi, ma dalla perfezione umana. Goffredo Leibnitz, infine, a confutazione dello scetticismo cinico di Pietro Bayle, affermava che se il mondo nostro non fosse il migliore dei mondi possibili, Dio non ne avrebbe creato nessuno. Questa tesi però è in aperto contrasto con l’Antico testamento e quanto in questo è detto circa il peccato originale, e non meno è in contrasto col mito di Prometeo, come il Franca ci accenna, ma lo stesso contrasto si potrebbe trovare in altre religioni di cui il nostro autore non parla probabilmente perchè non hanno importanza per 10 sviluppo del pensiero mediterraneo. Questo sistema ottimistico è, naturalmente, rigettato dal Franca. Il quale rigetta del pari il sistema pessimistico del- lo Schopenhauer che, partendo dall’ateismo, trova nella volontà la cosa in sè, 11 quid che è l’essenza e la forza motrice dell’universo, volontà che è il germe di ogni dolorò, che va distrutto coll’annichi-chilimento della volontà stessa: sistema pessimistico che se rigetta il suicidio è so- lo perchè anch'esso atto di volontà e quindi generatore di nuovi mali nella concezione della vita universale schopenhau-riana la quale, in sostanza, è eminentemente buddistica. Grave problema da risolvere è la conciliazione della libertà umana con la prescienza divina degli atti umani, ed il Franca, nella sua visione universalistica, trattando di concezioni ottimistiche e pessimistiche del mondo, non poteva dimenticarsene. La soluzione è data da Sant'Agostino, ed è per il Franca, la sola dottrina accettabile: la predestinazione alla gloria dobbiamo ascriverla non già alla volontà assoluta di Dio, antecedente, ma bensì alla volontà conseguente la previsione dei meriti. Previsione quindi, non determinazione dell’avvenire. Questi, in fondo, i presupposti dell’opera del Franca. Il quale ha una «ua tesi da sostenere: pessimista in ultima analisi, ma non senza possibilità di soluzione, una tesi cristiana. G’è il male, ma ne è causa la cattiva volontà dell’uomo. Cattiva volontà che non porta i suoi effetti solo nell’individuo che pecca, ma giunge fino alla generazione di degenerati o delinquenti, quando il peccato è un grave peccato di lussuria, peggio se congiunto con altro peccato, d’ubbriachezza o simili. Chè un determinismo almeno è dal Franca accettato: il determinismo fisiologico. «E’ evidente che nel plasma germinativo», egli dice, «è riposto il destino d’ogni uomo, la base di tutti gli avvenimenti buoni e cattivi, che presiederanno la nostra esistenza.» Quindi se il mondo è male, la colpa ne è l’uomo. (E va bene per l’uomo normale, ma per il degenerato, per colui che è «fisiologicamente determinato» verso il male?) Ed il mondo è male: molti capitoli di questo lavoro sono dedicati all’esame dei vari mali del mondo. In tale disanima ad un certo punto, parlando cioè dell’al-coolismo, il nostro autore vuol pure suggerire l’adozione di una nuova legge sociale che vieti agli operai alcoolisti di percepire direttamente il proprio salario, il quale dovrebbe essere invece prelevato dalle rispettive mofjji In modo da assicurare il sostentamento decoroso delle loro famiglie. Prendiamo nota di questa nuova lancia spezzata in favore della lotta oon-tro l’alcoolismo. Ma concludiamo. Dal principio «che la persona umana ha in sè un valore assoluto e ch’essa perciò deve sempre trattarsi come fine e non già come mezzo», ne segue la verità della massima evangelica che dice: «Non fare agli altri ciò che non vorresti fatto a te», massima che in certo modo s’accosta alla massima ciceroniana del neminem laedere e del communi utili-tati inservire. E qui è il germe di quella trasformazione del mondo cui il Franca auspica, ed alla quale crede, per quanto non vicina. Mondo nuovo, vita nuova, nella quale «vi sarà tutta bontà, tutta giustizia, tutta consolazione». Allora soltanto l’asserto del Leibnitz avrà valore di verità. Ma — ci domandiamo noi — il volontarismo umano giungerà a tanto? Giuliano Gaeta G. TRINKO - Storia politica, letteraria ed artistica della Jugoslavia - Istituto delle Edizioni Accademiche -Udine, 1940-XVIII, pp. 160 (1. 12). Un libro già superato forse dai tempi, ma non superato nelle intenzioni, poiché noi crediamo che la politica del patto Tripartito, volta all’ordine nuovo della società umana intensificherà, anziché diminuire, la pubblicazione di libri che agevolino l’intesa fra i diversi popoli, e massime se confinanti.