268 BRUNO WIDMAR La commissione che era stata formata in precedenza e dalla quale era stato a capo Muzio de Tommasini, viene sciolta e ne viene nominata una nuova cui presiede l’illustre storiografo trisestino Pietro Kandler. Il Governo, gli enti pubblici e privati e in genere tutti i cittadini ap- ' provano e accolgono fin dal suo nascere l’idea di avere un asilo, sicché almeno da questo lato il lavoro propostosi dagli ideatori non viene ostacolato; ma ben altri ostacoli sono da superare, primo e più grave quello di raccogliere i fondi, di assicurare un patrimonio a questa istituzione per garantirne l’esistenza. Si fanno miracoli e attraverso la bontà di alcuni e con l’organizzare lotterie e spettacoli di beneficenza si riesce a raccogliere i primi fondi. Affianca quest’opera di preparazione la «Favilla» con un articolo del Madonizza (12 luglio 1840) che si fermava a parlare diffusamente del suo Asilo in Capodistria, delle sue esperienze fatte anche a diretto contatto con Ferrante Aporti nell’Asilo di Cremona e con Lambruschini in quello di Toscana, dei benefici risultati ottenuti. Il Valussi, ancora una volta, nel presentare l’articolo fa vivo appello alla cittadinanza perchè un asilo sorga anche a Trieste. Sulle colonne del «Gondoliere» (10) il Tommaseo aveva detto «Piace-rebbemi che un giorno dell’anno fosse consacrato a solenne preghiera per coloro che alle scuole giovarono». L’invito è accolto da Udine e Tricésimo che consacrano una giornata al benefattore e promotore dei loro asili, Antonio Pilosio (11) come si legge nella «Favilla» del 13 settembre 1840. Intanto la Commissione per l’asilo di Trieste decide di mandare a studiare e far pratica le 4 future maestre a Venezia, ove esisteva un asilo diretto dal concittadino Cav. Carlo de Pascottini e fissa la sede dell’Asilo al II piano della casa Marenzi in via del Rosario; non lontano dalla Casa l’Asilo dispone di un giardino dove i bimbi potranno trascorrere le ore di ricreazione e fare gli esercizi ginnastici e i giochi. Si giunge così alla fine dell’anno 1840 e Pacifico Valussi in alcune note di cronaca («Favilla» 28 dicembre 1840) ci parla — monito ed esempio a Trieste — di un fatto accorso al Madonizza. Questi aveva organizzato a favore dell’Asilo una recita di cui oltre che organizzatore era anche il principale interprete, ma sfortuna volle che il giorno fissato per la recita egli fosse gravemente ammalato, comunque non volle mancare, come riporta lo stesso Valussi: «Senza di lui la recita non poteva aver luogo, ed egli per non frodare i poveri dello sperato soccorso e più tenero quasi di loro che di sè stesso, volle intervenirvi e malgrado della sua malferma salute». Nobili parole per un nobile cuore. L anno 1841 Siamo giunti all’anno della realizzazione, queste le tappe e il contributo degli uomini di fede e di coltura, ma ancora altri sacrifici e sforzi prima che il desiderio si realizzi. Il dott. Lorenzutti all’avvicinarsi dell’apertura pensa, e con criterio, che i consigli e l’aiuto di Ferrante Aporti potrebbero far sì che l’Asilo fosse veramente realizzato com’era vivo desiderio, perciò in una lettera del 27 gennaio 1941 (12) invita l’Apostolo cremonese a recarsi a Trieste per l’immi-