BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO 57 movimentata e drammatica di cui fu origine il troppo accomodante e troppo spesso pavido atteggiamento dell’Italia ufficiale d’altri tempi di fronte alla insulsa protervia ed all’arrogante invadenza nelle cose di casa nostra del defunto governo di Vienna. Tale storia ci è narrata in un volumetto che si legge con il più vivo interesse, di Giuseppe Solitro, storiografo di serio valore, molto autorevole ed apprezzato nel campo degli studi sul nostro Risorgimento nazionale. Le pagine del Solitro non potrebbero essere più precise nel rilevare il contrasto fra una popolazione come quella di Padova che per sè fiera è resa ancora più fiera, vivendo ed oprando in un ambiente tenuto in costante agitazione dopo il 1866 da emigrali tridentini, triestini, istriani e dalmati costretti a rifugiarvisi o per ragioni politiche o per necessità familiari o di commercio e di studio, e gli uomini dirigenti e responsabili del Regno che nella stolida preoccupazione di non far cosa spiacevole all’Austria degli Absburgo giungevano, nel caso nostro, sino al punto da voler annullare od almeno attenuare sensibilmente il valore d’una iscrizione incisa su' marmo per ricordare ai posteri un superbo e coraggioso gesto di resistenza di gunte italiana contro una barbara sopraffazione della soldatesca straniera. Scambio di note tra il Podestà di Padova ed il Prefetto di allora, rapporti consolari ed interventi diplomatici, proteste e manifestazioni, accompagnarono il dibattito fra quelli che non consentivano anche una sola variante alle parole da incidersi sulla pietra dettate dal Podestà, professore universitario ed illustre patriot-ta dott. Antonio Tolomei e gli organi governativi che esigevano ora questa, ora quella variante;, dibattito conclusosi dopo una appassionata lotta più che settennale nel 1892, con la vittoria del buon senso nazionale. Notevoli nel volumetto gli accenni a cose e persone delle terre allora irredente. Cosi apprendiamo che rettore dell’Uni-versità di Padova dal 1882-1885, quando s’iniziava il ricordato dibattito, era Giuseppe De Leva, zaratino, e che zaratino era pure un altro dei più noti insegnanti di quegli anni, Carlo Tivaroni. Cosi leggiamo fra i nomi di cinque studenti arrestati in una dimostrazione, sempre a motivo della lapide, quello d’un Augusto Slo-covich, così troviamo in parte riportato un discorso di Matteo Renato Imbriani nella tornata della Camera del 17 maggio 1890, che accenna alle convenienze del Governo di Roma verso quello Viennese, mentre questo crassamente sconveniente alla notizia della morte del Principe Amedeo (1890) aveva fatto a Trieste aprire con la forza il teatro chiuso in quei giorni per lutto nazionale e aveva condotto fra le baionette gli artisti sul Palcoscenico. Questi pochi appunti sul volumetto di Giuseppe Solitro, danno già modo di giudicare il particolare valore che il volumetto del Solitro acquista per i nostri lettori e come esso si renda quindi meritevole di speciale segnalazione. Vincenzo Marussi GUIDO POSAR-GIULIANO - Innanzi all’infinito - Trieste, Libreria Minerva delle L. I. R., 1938-XVI, pp. 98 - L'iqnoto dramma, Ibidem, idem, 1939-XVII, pp. 92. Guido Posàr si è presentato per la prima volta al pubblico nel 1937 con II canto degli spiriti, edito dal Moscheni di Trieste: una serie di liriche in prosa in cui il poeta fa parlare, di volta in volta, altri spiriti, i quali altro non sono che differenti ma eterni momenti dell’universale umano. Libro ben fatto, da uomo che ben conosce il congegno della lingua nostra, la quale d’istinto si piega alla volontà d’espressione nel sentimento dell’autore, ma libro che non credo sia facilmente accettabile dal gran pubblico per lo stesso predominio di un sentimento tendente all’universalità astratta sia pur sotto il manto della visione poetica eminentemente naturalistica. In Innanzi all’infinito, saggi di arte nuova se accettiamo la definizione che in copertina ci dà l’autore su questa sua pubblicazione, troviamo una parte più eminentemente lirica, la seconda, ed una, lirica anch’essa, ma che assume una forma scenografia. Tutt’e due sono lo sviluppo naturale dell’opera più innanzi citata. Nella seconda parte, intitolata «Profili» si presentano a noi varie figure storiche o leggendarie, Odino, Saffo, Virgilio, Leonardo, Bellini, Leopardi (ci sarebbe anche da prendere in considerazione una terza parte, «Momenti lirici», in cui troviamo in realtà ancora un brano che potrebbe essere di buon diritto incluso nei «Profili», quello su Simon Pietro, e qualche altro ancora forse, per quanto non si riferisca a nessun personaggio storico o leggendario ben definito: comunque la terza parte non differisce per forma artistica dalla seconda, ed in quest’ultima, per brevità io la includo. «Spiriti dell’audacia» qui si