282 REMIGIO MARINI In primissimo piano dobbiamo collocare ancora il ritratto virile del Psacharopulo: la più quadrata e compiuta e di superbo conchiuso stile delle sue opere. Di minore impegno, ma sempre degni di lui, i due piccoli bronzetti di gusto inascheriniano. Non dimenticheremo la testa del Rovere, un altro ritratto di acuta indagine e di vigilata transazione plastica. Sul medesimo soggetto — il busto di Bruno Mussolini — si provano due diverse tempre di artisti, Teodoro Russo e Nino Sales. Due interpretazioni non solo diverse ma addirittura antitetiche. A largo deciso marcatissimo modellato quella del primo, di grandezza assai superiore al vero, è condotta a un riescito effetto monumentale: tutta arrotondata nelle linee e nei volumi la seconda preferisce invece l’intimo scavo psicologico. Il «Frate» dell’Alberti indulge al minuto realismo caro agli ultimi decenni del secolo passato. Ma la trattazione è omogenea e conseguente ed esemplarmente perseguito e reso il carattere. A guardare alla gran testa muliebre del Palmin si direbbe ch’egli alla volgare argilla abbia sostituito il burro prezioso: tanto ogni parte v’è morbida e globosa. Di questi tempi, verrebbe voglia di staccarcene una buona fetta. Ma, a parte lo scherzo, l’opera rivela facile vena, e resta una discreta promessa. Le si contrappone il busto vicino, il «Führer» di Alfonso Canciani, di scarnita e quasi tagliente fattura che non giunge tuttavia alla secchezza. Di perfetta assomiglianza poi, che gli ottocentisti ricercavano magari pedissequamente e sbagliavano, e molti novecentisti prendono spesso sottogamba, sbagliando del pari. E citato lo studio di testa del giovane Svara, fermiamoci da ultimo sulle due statuette femminili di Ferruccio Patuna. Armonica coscienziosa la prima, protesa a lanciarsi in un agile tuffo. La seconda è seduta, e fa bene chè se si alzasse, andrebbe a sbattere con il capino nelle stelle. Con il capino: chè la fìguretta, di delicato elegante modellato del resto, può far rientrare tutto il suo cranio in un ginocchio solo. Che è un po’ troppo: a meno si tratti d’una satira feroce su certa adolescenza contemporanea: tutta gambe, niente testa. REMIGIO MARINI L’OPERA DI BENITO MUSSOLINI „Nell’Italia fascista un solo Uomo ha eternizzato il suo nome con la sua Rivoluzione nazionale e civilizzatrice di proporzioni secolari, opera che non può efssere paragonata alle azioni democratico-politiche di questi ladri e cacciatori di dividendi che nei paesi anglosassoni disperdono ai quattro venti le fortune dei loro padri od anche creano delle nuove fortune attraverso affari loschi”. ADOLFO HITLER (Proclama 31 dicembre 1941)