GIULIO CAMBER 259 «E in testa a tutti i fanti usci dalla trincera con la camicia rossa che era la sua bandiera». Quattro portaferiti, passata la bufera, usciron per cercare il suo corpo e la bandiera. Finalmente con la luna, che usci dal Sabotino, essi videro, tra i massi, il vecchio garibaldino. Egli stava sull’attenti davanti al Generale, che gli appuntava al braccio i galloni da caporale. E i morti dell’Isonzo, fanti, honved, graniciari, presentavano le armi al vecchio Lavezzari». Sicuro, io citerei tutta la Buffa perchè contiene tanto della sua anima. :Non faccio il critico, non lo saprei fare; sono solo un uomo che gode di stare col suo amico, che, morto, è ancora tanto presente, e vorrebbe ecco, riportarlo caldo e vivo in altri cuori, almeno in quelli che lo hanno conosciuto. Si tratta di noi stessi, compagni e amici miei; ci siamo distinti e divisi; ma era un’illusione: la nostra più intima verità è nell’amore che ci ha unificati. Che ci può ancora unificare. Il cuore di Giulio era ed è ancora il nostro cuore; la sua umanità è la nostra, nostre, le sue vicissitudini. Tanti di voi sono stati come lui, con lui sul Podgora, a Oslavia, sul Carso o sul Trentino; tanti nostri fratelli sono morti, bruciati da l’identica fiamma. La nostra vita ora declina; le nuove generazioni incalzano nostre e pur diverse. E’ l’ora per noi di rendere giustizia ai nostri compagni, di onorare nell’intimo del nostro cuore, lo spirito divino che si sostanziò in tanto amore e anche in tanto sacrificio. Vogliamo anche noi indugiare un momento ancora innanzi al nostro passato, ascoltando la voce di Giulio. «La sera, quando suonan le campane, la voce del Passato mi torna, con una profonda tristezza. Ed io mi volgo allora per dirgli qualche cosa, e per guardarlo a lungo nei suoi occhi d’arcobaleno. E lui, con la sua voce, non parla, eppur lo sento come mi dice con gli occhi: «ti perderò nella notte;» lo sento come mi chiede: «perchè tu m’abbandoni?»