BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO 311 ANGELO FILIPUZZI - La restaurazione nel regno delle Due Sicilie dopo il congresso di Lubiana. Tranne ben s’intende che per gli specialisti di questi studi, la storia del regno delle Due Sicilie nei nove lustri che intercorrono tra la restaurazione borbonica del 1815 e la meravigliosa epopea garibaldina, è rimasta, per noi, definita dalle poche, comuni frasi sul malgoverno del Borbone, che la avvolgono cosi in un’atmosfera grigia ed indeterminata, in cui anche i vividi sprazzi dei generosi quanto infelici tentativi del Murat, dei carbonari del ’20, dei Bandiera rimangono nella nostra coscienza episodici, isolati. E questo Stato, il più grande d’Italia, ci appare quasi avulso, per tutti quegli anni del consorzio europeo, segregato rigorosamente dalle bianche giubbe dei soldati di Mettermeli dal resto del mondo civile. Quindi ben utile è questo studio del Filipuzzi perchè facendoci penetrare, per un periodo sia pure limitato ma particolarmente interessante e rappresentativo, nell’intimo di questo mondo e delle sue vicende e dei loro contraccolpi nella politica internazionale, ce lo riscopre, aprendo alla nostra comprensione non solo figure è situazioni di quel tempo, ma anche elementi che sopravvissero e che dobbiamo cercare qua, se vogliamo penetrare per esempio in quello che fu il problema più spinoso e complesso dell'Italia unita, la cosiddetta «questione del Mezzogiorno». Ed altrettanto interesse presentano, specie per noi, i contrasti, le interferenze, l’azione delle grandi potenze, ed il ruolo che in queste azioni, volta a volta solidali o contrastanti, determinate soprattutto dalla famosissima e sostanzialmente ancora aperta ed anzi più che mai attuale «questione d’Oriente», veniva ad assumere, per la sua posizione, la penisola italiana ed in particolare il regno delle Due Sicilie. I fatti, tutti accuratamente documentati, sono esposti con semplicità, senza che l’autore si abbandoni a voli lirici o anche a semplici considerazioni e commenti, con una rigorosa obiettività, che potrebbe sembrare, ma non lo è, arida e fredda. In verità commenti e giudizio sono impliciti nella narrazione stessa, ed attraverso la sua apparente freddezza noi possiamo farci un quadro veramente vivo dei fatti e delle persone. Re Bomba che, «mentre era giunto a Lubiana armato d’una sfrontatezza senza pari nell’intenzione di far abbattere tutto ciò ch’era stato instaurato a Napoli contro sua voglia, durante il ritorno era preso, non da rimorso, sentimsnto incapace di commuovere l’animo di quel vecchio, ma da timore o meglio da terrore. Lo spettro di qualche brutto incontro lo teneva inchiodato a Firenze, malgrado le insistenze di tutti gli uomini che lo circondavano, di quelli che lo attendevano a Napoli e dei Sovrani rimasti a Lubiana». Le altre figure che lo attorniano, tutte pietose o repugnanti, la tragedia di questo popolo già tarato da una spaventosa miseria morale e materiale, caduto in mano di gente avida, ignorante, gretta, immorale, che s’appoggiava sulla sua ignoranza, sull’illegalità più malvagia e stupida e sulla più diffusa e turpe corruzione per sgovernarlo, sgomentando addirittura il Metternich che, tutore intelligente della reazione, vedeva 11 pericolo di questo cronico stato di cose, l'occupazione austriaca, il dissesto delle finanze napoletane, il brigantaggio, la questione siciliana, tutto è disegnato con equilibrio e con strettissima aderenza ai fatti. Concludendo, quest'opera del Filipuzzi, giovane e diligente quanto intelligente discepolo del Cessi, si raccomanda per il rigore scientifico, attestato dalla ricca documentazione, specie d’archivio e dalla buona bibliografia ed anche per la chiarezza dell’esposizione per cui la si può considerare destinata e con successo ad un pubblico più ampio dell’ambito degli studiosi. Sergio Manzutto ULTIMA GENERAZIONE - Antologia dell’attività artistica e critica dell’ultima generazione giuliana, a cura di Armando Stefani, presentazione di Umbro Apollonio - Trieste, Edizioni Delfino, 1940-XIX, pp. 216 e IX ili. fuori testo (1. 12). Nfln è compito agevole per me parlare in veste di critico di questo libro che è particolarmente caro al mio cuore non perchè contenga — per sua fortuna — qualcosa di mio, ma perchè esso è frutto di un ambiente e d’un'attività cui anch’io ho preso parte, dove anzi per la prima volta entrai nella mia generazione, l’ultima generazione, conoscendone e partecipandone alle ansie, alle aspirazioni, ai travagli, rivelandomi quasi a me stesso, sentendomi per la prima volta veramente giovale, ¡n un senso nuovo, aprendo anche a me stesso, nel contatto con altri giovani animati dagli stessi ideali, tutta una vita rimasta finora inespressa o racchiusa quasi egoisticamente in me. E’ il ricordo di quelle