274 RANIERI MARIO COSSAR Il padre del Marzini è noto in tutta la città per un nemico del Favetti, mentre in altri tempi era in ottimi rapporti; Vitagliani — zio del Fumagalli — che durante l’assenza della contessa Larisch amministra i di lei affari, è da molti anni in relazione d’affari e forse anche di amicizia col Favetti». E’ appunto di Angelo Marzini, dimenticato garibaldino, che in appresso pubblicherò quanto mi fu possibile rilevare, come già feci per i valorosi volontari goriziani: Generale Francesco Scodnik, Capitano Alessandro Clemen-cich, Luogotenente Cesare Michieli e Giovanni Cravagna. * * * Angelo Antonio Vincenzo Marzini nacque a Gorizia, il 12 giugno 1847, nella casa n. 394 in Via del Seminario. Era figlio del noto albergatore e possidente Francesco Marzini e d’Elisa nata Moretti. Nella locanda «All’Angelo», ribattezzata nel 1854 col nome «Albergo Marzini», scendevano, prima della costruzione della strada ferrata, quasi tutti i forestieri provenienti dal Friuli e dal Veneto, che si recavano per i loro affari a Gorizia. Allevato il nostro in un ambiente famigliare italianissimo — a tal puntor che il padre suo era stato compreso nella lista del «Club degli affigliati al cosiddetto partito italiano» trasmessa, il 18 novembre 1860, dal Comando della Divisione del Maggior Generale barone de Reichlin-Meldegg al direttore della polizia in Trieste de Hell — doveva trovare, nei suoi condiscepoli e nelle varie manifestazioni di carattere antiaustriaco, sempre maggior alimento ai suoi innati sentimenti patriottici. Correvano allora gli anni, in cui i ritratti di Garibaldi venivano diffusi con ogni mezzo, nella bella città isontina e nei suoi dintorni, delle satire politiche di Virginio e Romeo Mengotti, delle dimostrazioni italiane a teatro, delle frecciate di Antonio Reccardini, dei proclami rivoluzionari, distribuiti alla macchia, fattori tutti, che sull’animo giovanile e infuocato del Marzini — anche dopo il voltafaccia di suo padre, alla propaganda politica italiana di Carlo Favetti, come s’è rilevato dalla nota del de Kiibeck — avevano esercitato il loro benefico influsso, che più tardi doveva rispecchiarsi anche nei suoi fratelli Luigi e Francesco. Angelo s’era recato a Graz, per completare i suoi studi a quell’università, ove aveva ancor più stretti i vincoli d’amicizia che lo legavano a quel tale «Fumagalli, nipote dello scudiere Vitagliani» o meglio maggiordomo della contessa Larisch. Costei era giunta in Gorizia, il giorno 18 maggio 1866 — come aveva riferito il Krauss al presidio del Ministero della polizia in Vienna •— «attesa alla stazione dal dott. Rismondo e dal segretario municipale Carlo Favetti, ove pure si trovavano, come sono soliti a farlo, alcuni appartenenti al partito ultraitaliano, tra cui il dott. Emilio Nardini e il segretario della Camera di commercio Nicolò Pellegrini. La contessa Larisch venne accompagnata dal dott. Rismondo nella di lei villa, situata nella via che conduce a Salcano». Quindi il Krauss, dopo aver accennato ai proclami portanti le firme di Cella, Ferrucci e De Menis, così continuava il suo rapporto: «Per quanto riguarda il Vitaliani, lo si vede spesso in caffè Dell’Agata e nella locanda Pfeiffer (Faifer) in compagnia di gente, egualmente nemica al governo, nonché i bevitori buontemponi quali Giovanni Favetti detto Mago, Zhuk (Martino Zucchi), Pinausig (Giuseppe) e simili. I discorsi del Vita-gliani, il quale è sotto una stretta vigilanza, s’aggirano intorno a tutt’altro che alla politica ed egli viene spesso preso in giro dai suoi compagni di tavola.