278 REMIGIO MARINI «Un tripolino», dai contorni taglienti, incastrati nel fondo chiaro senza passaggi, come in un affresco: ritratto tutto incisività e tutto carattere; e ci dà ancora una robusta naturamorta in due paia di «Scarponi» in cui la grassa badiale pennellata rivela la forza e la tenace natura del cuoio. Ma sembra perfino superare se stesso nel drammatico movimento del suo «Paesaggio». Centro cromatico ne è il rosso scarlatto d’una casa torreggi ante a metà della scena: e tutto s’agita a vortice intorno, e le villette e le verdi macchie e le onde del mare e le onde del cielo. Tutto è portato agli acuti più sonori: e tutto è intonato ed equilibrato e, nel vorticoso lampeggiare del pennello, ordinatissimo. Questo, nel nome di Dio, si chiama paesaggio moderno: questa è gioventù di sangue e d’arte: questa è una delle cose più splendide del superbo pittore e il brano di pittura più completo di tutta la mostra. Pittore di largo respiro si dimostra come sempre Mario Lannes. Un paesaggio, una marina, una figura di donna: «Meditazione»: tre eccellenti opere, che così catalogherei in ordine di merito. Meno forte del solito, a me sembra, la figura, che ha pure eccellenti particolari nella posa efficace, nel disegno, nella variegata stoffa dell’abito. Ma senza dubbio bellissimi gli altri due quadri. Ampio sovrano il senso dello spazio nella marina: e incantevole poi il paesaggio, un giardino, dai verdi pieni e brillanti e d’un incantevole groviglio di rame e di foglie attraverso i cui spiragli sfonda magnificamente il cielo. D’una sobrietà e d’una sapiente minimezza di mezzi sono sempre i paesaggi carsici di Gianni Brumatti: ed è questa la sua intima forza. Nulla di più eccellente in arte che ottenere il massimo dei risultati con l’economia più rigorosa della materia. E’ questo lo stile. S’intende che quest’economia non provenga da povertà ma da passione ricca e dallo sforzo eroico di contenerla, per cavarne il fiore più espressivo. E Gianni Brumatti lo conosce questo sforzo meritorio e sa condurlo al fine. Dobbiamo ora a nostra volta contenerci. Lo spazio che ci è concesso è assai esiguo e fra le opere che ci restano ce ne sono di assai degne che meriterebbero un esame ben più largo di quello che potremo dedicarvi. Sappiano scusarci i valenti di cui parleremo. 2. Ci sarebbe caro, ad esempio, diffonderci adeguatamente, per queste sale del primo piano, sui pittori più significativi: come sul Bastianutto (seguiamo per una volta tanto l’ordine alfabetico), sul Cernigoi, sul Fantoni, sull’Orlando e il Posar e lo Sbisà e lo Spacai e la Springer, fra le nostre vecchie conoscenze; e sulla Bembina, il Cesar e il Lucchesi fra i nuovi acquisti. Ci proveremo soltanto d’essere il meno laconici possibile. E cominceremo con il primo, Riccardo Bastianutto, che nei toni in sordina del «Paesaggio» sa bene rendere la spoglia malineonnia autunnale, ma vibra di nutrito colore nell’azzurro verde argento di quegli «Scombri» che sembrano ancor madidi d’acqua marina. E il Cernigoi è di sanguigna eccellenza. Certo è migliore di quando scorrazzava fra le bande degl’irregolari di punta. Ma quanto gli ha giovato quella, intelligente del resto, filibusteria. Guardate i due vasi di piante nella sua naturamorta: una meraviglia. Tono verde la pianta maggiore che dà la direttrice della composizione: tono rosso la minore, parallela alla prima, e