PUBBL. E RICERCHE ARCH. SUGLI ESULI NAP. A TRIESTE 101 Murat venne fucilato nel fossato del castello di Pizzo di Calabria il 13 ottobre 1815. Costretta di abbandonare Hainburg, perchè troppo vicina a Vienna, la vedova Murat scelse a sua residenza il castello di Frohsdorf presso Wie-ner-Neustadt, acquistandolo nel maggio 1817 dai conti de Hoyos (81). Lo venderà nel 1828 al generale russo conte Michele de Yermoloff, genero del generale de Lasalle morto da eroe a Wagram il 5 luglio 1809. Da questi passerà poi l’8 gennaio 1839 in proprietà di Pietro Luigi Duca de Blacas d’Aulps (10 gennaio 1771-17 novembre 1839), il fedele consigliere e Ministro di Luigi XVIII e di Carlo X, che riposa accanto a quest’ultimo Sovrano a Castagnavizza (82). Il figlio di questo Biondello della Monarchia borbonica, Duca Luigi (15 aprile 1815-10 febbraio 1866), scambiò l’enorme tenuta con la signoria di Kirchberg nel 1845, facendone omaggio alla Duchessa d’Angoulème, la sublime Orfanella del Tempie, che ivi morì il 19 ottobre 1851 (83). Cosi Frohsdorf entrò in possesso della Casa Reale di Francia, divenendo il sacrario e reliquiario di tutte le memorie dei Borboni del ramo primogenito e poi del ramo carlista dei Borboni di Spagna, che lo ereditò dall’ultimo rampollo dei primi, Enrico V Conte de Chambord, deceduto pure ivi il 24 agosto 1883, in morte della sua vedova, Maria Teresa d’Austria-Este, figlia di Francesco IV Duca di Modena (7 aprile 1886) (84). Carolina Murat rimase a Frohsdorf, trasformato da lei in sontuosa, principesca dimora, sino al 1823, quando chiese di poter soggiornare per alcuni mesi a Venezia, a causa della sua malferma salute. Giunta a Trieste col suo secondogenito Luciano il 30 luglio — fuggevoli comparse vi aveva fatte anche nel 1816 e nel 1820 — e scesa alla «Locanda Grande», gradi durante l’agosto la ospitalità del cognato Principe Baciocchi a Villa Vicentina. Proseguì poi per Venezia, dove rimase dall’autunno 1823 al giugno 1824 (85). Il 9 maggio 1824, dato che non poteva più oltre restare colà, a causa della violenta opposizione della Corte di Napoli e considerato che a Frohsdorf non poteva ritornare, poiché, col permesso di Vienna, cercava di metterlo in lotteria per colmare i suoi debiti, il Principe de Metternich l’autorizzò di fissarsi nella nostra città e qui attendere le decisioni della Conferenza Ministeriale di Parigi, sulla sua futura stabile residenza. Dopo lunghe trattative, il 24 maggio 1826 egli riuscì a imporre alle Corti alleate e a quella di Napoli di tollerare la sua presenza a Trieste; senza attendere però un tanto, già il 31 dicembre 1825, col denaro ereditato in morte della sorella Paolina (9 giugno 1825), essa aveva acquistato dal Principe Baciocchi la villa di «Campo Marzio» e sino dal marzo 1826 era andata ad abitarla. Fu però appena il 6 marzo 1827 che potè intavolarsi a suo nome la realità (86). L’arredamento fu quanto di più raffinato ed artistico poteva offrire l’epoca; nei saloni vi era un riflesso dello sfarzo delle Tuileries e delle reggie napoletane: alla parte del mobilio lasciatole dal Baciocchi, s’era aggiunto quello che a Villa Sciarra presso Porta Pia aveva avuto la Principessa Borghese e la parte che essa non intendeva vendere dell’arredamento di Frohsdorf. La sontuosità degli appartamenti che Gerolamo aveva avuto in Villa Bonaparte fu oscurata. Prima di abitare la villa, che da allora in poi si chiamerà Murat, Carolina sarà stata presumibilmente ospite di Felice Baciocchi nella menzionata casa ex Antonopulo in via Mazzini (allora piazza Gadolla), che questo ultimo vendette il 22 giugno 1826, quando si trasferì a Bologna, al negoziante Carlo Cristiano Schwachhoffer (87). In Villa Murat dimorò assieme all’ex