46 FATTI, PERSONE, IDEE Mar Nero. Ne sia prova che nel 1844 oltre 100 milioni di fiorini di mercanzie fra importate ed esportate figurano sulle statistiche dell’emporio. Superata la crisi del 1848, cresciuta di numero e migliorata in qualità la flottiglia del Lloyd, rinvigorita la navigazione a vela, Trieste si pose in comunicazione diretta con il Levante e le Indie da una parte, con la Francia, l’Inghilterra e le Americhe dall’altra. Ferveva l’opera nei cantieri Tonello e Strudthoff; il porto era una selva di alberi e d’antenne; in lunghe file si seguivano per le vie i carri di merci. Le industrie marinare, le concerie di pelli, le raffinerie di zucchero, le fabbriche di saponi e il molino a vapore davano lavoro a migliaia di operai e facevano sperare che un giorno, oltre ai commerci, Trieste potesse aprire le porte alle industrie. La popolazione, che nel 1798 era di 30 mila anime, raggiunse nel 1804 le 40 mila e toccava le 57.403 nel 1830 (compreso il territorio); cinque anni dopo la cifra saliva a 60.645. Nel 1836, com’è noto, sorgevano il Lloyd, che ora sperabilmente cam-bierà nome, e che con grandi capitali e sotto intelligente direzione slanciò a grandi imprese il suo naviglio. Sin dal 1755, nel palazzo stesso del Comune, s’era aperta la Borsa, ben disciplinata da regolamenti. Il primo Regolamento di Borsa comparve per decreto dell’intendenza l’il dicembre' di quell’anno, con la nomina a direttore di Giacomo Balletti, sostituto Giuseppe Giussani; il primo di origine ferrarese, il secondo lombardo. Dai ruderi della Compagnia Orientale, fondata nei primi tempi del portofranco e sorretta dallo stesso imperatore Carlo VI, dipoi sciolta assai presto, e che aveva esordito col principio di fare di Trieste un emporio del commercio d’impórtazione e di esportazione dei prodotti del suolo e dell’industria dell’interno, il commercio di Trieste era uscito vigoroso. Le merci della Germania dirette in Italia, via Villaco e Pontebba, scalavano per Trieste, e di qui passavano pure quelle d’Italia per la Germania; lo stesso dicasi per il Levante e viceversa. E qui raccolgo in ordine di successione i nomi dei primi mercanti di Trieste ed i loro commerciò 1) Nel 1750 la ditta Brentano, Vanini e Cimaroli, che aveva sedi a Genova, a Milano ed in Germania, con buoni capitali, apriva qui una filiale, ma per breve tempo. Michele Angelo Zois, bergamasco, continuatore per dieci anni della casa Pietro Codelli di Lubiana, con i guadagni fatti proseguì per proprio conto, raggranellando un patrimonio di 800 mila fiorini. Il veneziano Giovanni Andrea Flan-tini, col patrimonio di 100 mila ducati ereditato dal padre, prese a commerciare con telerie, panni e filati che importava dalla Germania e mandava nel Levante, ricevendone in cambio mandorle, uva passa e vini. Paolo Tribuzzi s’occupò di spedizioni e commissioni per l’oltremare; lo stesso valga per Antonio Grassi, in compagnia con un certo Lunesi, e pei fratelli Simonetti, venuti da Udine. In spedizioni e commissioni esercitavano pure Pandolfo Federico Oe-sterreicher, Giorgio Platner e Ignazio Craiter: questi due ultimi carinziani. Giacomo Balletti, ferrarese, agente della casa Battoni e Rocci di Ferrara, fece poi ditta da sè acquistando la loro fabbrica di rosoli, che spediva all’estero; un’altra di saponi ad uso veneto che forniva i mercati dell’Istria, del Tirolo e dell’Italia centrale, ed una terza di cremortartaro. Noteremo ancora la fabbrica di saponi di Sebastiano Osmiller, tedesco, e le aziende degli speditori Giovanni Rosconi, istriano Adamo Wagner, tedesco; Giov. Locmann, tedesco; Antonio Mayer, triestino; Carlo Praun, carinziano; Giuseppe Giussani, milanese; Valentino Cavallar, carinziano; Andrea Giopp carinziano, e Marco Blanchnoj, svizzero. Fra gli spedizionieri e commissionari eccelsero in particolar modo Be-lusco e Rossetti, milanese il primo, oriundo veneto il secondo; entrambi agenti di Antonio Grassi, e che eressero una grande fabbrica di rosoli; proprietari pure di una grossa nave, trassero grande profitto da un primo carico dì diverse merci per Londra e per la Germania. La ditta Antonio Rossetti ebbe anche in seguito grande fortuna. Un decreto dell’intendenza del 15 gennaio 1774 notificava la franchigia placidata al Rossetti del diritto commerciale sulla quarta parte del carico di potassa spedita su di una sua nave ad Ostenda; ed il 2 maggio 1775 altro decreto dell’Inten-