PUBBL. E RICERCHE ARCH. SUGLI ESULI NAP. A TRIESTE 10? (84) Il castello è ora proprietà delle Infanti Beatrice Principessa Fabrizio Massimo e Alice maritata Lino del Prete, sorelle del suo ultimo proprietario Don Jaime III Duca d’Anjou e di Madrid (26 luglio 1870 - 2 ottobre 1931). Per liberarlo dalle Ipoteche su esso gravanti e saldare le spese giudiziarie della ventilazione ereditaria e della lite accesasi tra le eredi, quasi tutte le preziose collezioni artistiche e i cimeli della Gasa di Borbone e la Biblioteca Reale, furono posti all’asta tra il 1936 e il 1938, a Londra e a Parigi, dalla casa inglese Maggs Brothers. Sebbene sarebbe stato altamente doveroso per il Governo delle? repubblica salvare alla Francia un tale patrimonio storico, questi non acquistò nulla. Al contrario, quando si tratta di materiale napoleonico, nessun sacrificio pecuniario fa arretrare lo Stato, pur di arricchire la Malmaison e i musei parigini. (85) Arch. di Stato; Wertheimer: op. cit. (86) ibidem. - Arch. Ufficio Tavolare. (87) Un tanto mi sembra arguire da alcuni passaggi di lettere rinvenute all’Archivio di Stato - Arch. Ufficio Tavolare. '(88) Arch. di Stato. Quei documenti ignorano però che il bar. de Macdonald era divenuto il marito morganatico di Carolina Murat. Un tanto è dimostrato dal già citato Lancellotti, il quale ci riferisce pure le acerbe parole pronunciate a Sant’Elena dal Bonaparte, quando apprese la notizia («I Napoleonidi», pp. 164-166). Anche il Tur-quan e il Wertheimer affermano che ci furono queste nozze; il Masson («Napoléon et sa famille») ne dubita invece e assieme a lui tutta la pleiade di napoleonisti, 1 quali amano presentarci Carolina, come una vedova sconsolata, che trascina da ostello a ostello il suo dolore, in un’atmosfera di tragedia eschilea, Che così se la, immaginarono i triestini del tempo non è dubbio ; ne abbiamo troppe prove ; ma la verità fu ben diversa, anche se la fucilazione dello sposo fu un colpo tremendo per lei (vedi Wertheimer: pp. 148-149). Anzi, morto Macdonald, Carolina senti ancora il bisogno degli amplessi d’un ultimo amante, certo Clavel, che viveva a Firenze, il quale dopo avere tentato invano di strapparle un testamento favorevole, estorse ai figli 60.000 franchi, vendendo loro le lettere scritte a lui dalla«loro madre (de Vielcastel H: «Mémoires»). (89) Arch. di Stato; Arch. parrocchiale S. Maria Maggiore - Trieste. (90) Arch. di Stato. (91) Arch. di Stato; Arch. parrocch. S- Maria Maggiore; «Aruiuario della Nobiltà Italiana — Pisa 1879. — Su Giulio e Luisa Basponi e i loro quattro figli lasciò un quadro molto vivace nel suo «Diario» il marchese Alessandro Guiccioli (vedi «Nuova Antologia», 1. maggio 1933, pp. 110-112). (92) «Almanach de Gotha», anno 1866, che contiene a pp. 197-200 la genealogia di casa Murat. (93) Arch. di Stato; Wertheimer: op. cit. (94) Arch. di Stato; «L’Illustration», 20 aprile 1878. (95) Arch. di Stato. (96) Per Gioachino Napoleone marchese Pepoli vedi: «Nuove pagine del diario di Alessandro Guiccioli» in «Nuova Antologia» 1 luglio 1935, nota a pag. 92 e «Diario del 1881» dello stesso, ibidem, 16 luglio 1936, pp. 193-194. (97) Lenormand Amélie: «Souvenirs et correspondance tirés des papiers de Madame Récamier» — Paris 1852, voi. II, p. 146 e segg. ; Turquan: op. cit., voi. II, pp. 203-207 ; Potocka comtesse Alexandre: «Voyage d’Italie (1826-1827)» ; Césari G.: «Giulietta Récamier, la bellissima, a Villa Murat» in «Rivista mensile della città di Trieste», novembre 1930-IX — La contessa Anna Tyszkiewicz, consorte del conte Alessandro Potocky, fu l’autrice pure di «Mémoires» (1794-1820), in cui narra il soggiorno di Napoleone a Varsavia e le sue relazioni con i patriotti polacchi. Non si deve confonderla con Sofia de Witt (1773-1823), sposa al conte Felice Stanislao Potocky, nota per la sua vita avventurosa e per la sua bellezza tramandataci dalla celebre tela del Kucharsky al museo di Berlino. I conti Potocky furono tra i più valorosi combattenti per l’indipendenza della Polonia; ricordo la contessa Claudina Dzialynska (1802-1836), che sposò il conte Bernardo Potocky e fu la samaritana materna ed eroica degli insorti durante l’epica rivoluzione del 1831. (98) Wertheimer: op. cit. (99) Turquan: op. cit., voi. II, pp. 209-212.