Per una rivalutazione storica obbiettiva della campagna del 1866 223 Insomma la «politica del carciofo» ha, più che non si pensi, la sua ragione e la sua giustificazione. Riprovevole per un governo rinunziare a una rivendicazione raggiungibile, ma riprovevole anche perdere ciò che già si è ottenuto per l’illusoria speranza d’ottenere di più e sopratutto riprovevole per un popolo lo sconforto e l’avvilimento per aver raggiunto solo parzialmente un obbiettivo. L’importante è saper riprendere la marcia quando sia giunto il momento. Conclusioni Traendo ora le conclusioni da questo breve esame, non troviamo in quella guerra quei lineamenti umilianti e catastrofici che volgarmente si continua a vederci. Ci ravvisiamo al contrario una fra le più fortunate guerre della storia italiana, tenuto conto anche dell’esiguità delle perdite. Va ricordato sopratutto: 1) che la campagna era appena iniziata e fu interrotta dopo appena un mese. *) 2) che la nazione italiana dimostrò d’aver raggiunto una coesione in cui pochi all’estero credevano. 3) che l’azione dell’esercito, anche se mancò il tempo per una seconda battaglia campale, non fu nè ingloriosa nè inutile, e che anzi l’avanzata nel Veneto assume carattere di grande audacia. 4) che l’azione dei garibaldini, gloriosa anch’essa per le difficoltà affrontate, non ebbe la parte principale nella guerra. **) 5) che senza l’occupazione effettiva del Veneto sarebbe stata assai dubbia la cessione effettiva di tutta la regione. 6) che se in Italia qualcuno si dimostrò assolutamente inferiore al suo compito fu la stampa, che già durante la guerra si abbandonò alle critiche velenose e incompetenti, deprimendo il morale del paese, per colpire il principio monarchico. Ora, dopo le grandi prove che la Nazione ha traversato e tuttora affronta, ben più gigantesche di quella, ora che più serenamente è in grado di capire la differenza fra l’agire e il giudicare dal tavolo di una redazione chi ha agito, ora, penso, si potrà con maggiore obbiettività rifare il nostro giudizio su quei fatti che furono nel passato giudicati tanto tendenziosamente. CAMILLO CRISTOFOLINI *) Si ricordi che nel 1848 la guerra di posizione sul Mincio durò 4 mesi e che nel 1859, dopo un mese di guerra, gli austriaci erano ancora profondamente nel territorio piemontese. Si ricordi che lo stesso Napoleone I ben raramente concluse qualche campagna in un periodo cosi breve, e se pensiamo alle guerre più recenti, periodi non di pochi giorni, ma di lunghi mesi d’inerzia non furono considerati vergognosi per eserciti che avevano sostenuto gravi battaglie. **) Anche gli storici tedeschi (sia austriaci che prussiani) valutano l’azione garibaldina di natura assolutamente secondaria ed episodica. Noi ci riferiamo nel nostro giudizio sia all’esiguità delle forze austriache dislocate contro di loro, sìa alla ristrettezza del territorio conquistato (circa 200 kmq., mentre l’esercito regolare ne occupò, nella sua avanzata, oltre 20.000).