— 159 — strategico assoluto » dell’Adriatico (9), e il possesso di Val-lona, assicurando « il dominio di entrambe le sponde adria-tiche nel punto ove esse maggiormente si avvicinano, darebbe all’ Italia le chiavi dell’Adriatico, il comando sullo sbocco di esso nell’ Jonio, e la possibilità di bloccare, se non addirittura di strozzare, l’attività militare austriaca» (10). Dal fatto che Roma e Venezia abbiano sentito la necessità di occupare la Dalmazia, non è lecito dedurre che anche l’Italia abbia la stessa necessità : altri tempi, altre condizioni. Finché la navigazione fu a remi o a vela, era necessario ad una potenza navale il possesso di numerosi punti d’appoggio, poco distanti l’uno dall’altro, lungo tutta la via del proprio commercio, nei quali le navi militari e commerciali potessero rifornirsi e trovar rifugio contro il mare cattivo. Inoltre, in tempi in cui la pirateria era di fronte ai nemici un diritto riconosciuto dai nemici stessi, ogni posizione costiera era un nido di insidie permanenti per il commercio giornaliero del paese, che non riescisse ad affermare su quella posizione la propria sovranità. — Venezia, poi, fu spinta a prender piede sulle coste dalmate anche dalla circostanza che non riesci mai a possedere nessun permanente punto d’appoggio sulla costa occidentale del medio e basso Adriatico, dove gli Stati di terraferma erano in grado di respingere ogni conquista, e perciò dovè rivolgersi alla costa orientale, barbara e disorganizzata e meno capace di difendersi. Inoltre, a Venezia, priva di terraferma, la Dalmazia offriva il legname e gli equipaggi per le navi. — Ma nel secolo XX la pirateria giornaliera non è più di moda, nè le navi si fanno più coi pini e coll’abete, nè 1’ Italia ha scarsezza di equipaggi per la sua marina