però, sempre — fuori che a Zara — di una « debole minoranza, divisa in piccoli gruppi, dispersa in un oceano di Slavi» (30). Questa minoranza, durante i primi anni del nuovo regime costituzionale, fra il 1860 e il 1870, ebbe il predominio amministrativo nei comuni costieri e nella dieta dalmata, grazie al sistema elettorale costruito a base di privilegi di classe. La legge elettorale del 1861 divise in Austria gli elettori in quattro curie: 1. grandi proprietari; 2. camere di commercio; 3. città ; 4. comuni rurali. Il numero dei rappresentanti di ciascuna curia non era proporzionato agli elettori. Nel 1890 si calcolava che i grandi proprietari avessero un rappresentante ogni 63 elettori ; le camere di commercio un rappresentante ogni 27 elettori ; le città un rappresentante ogni 2918 elettori; le campagne un rappresentante ogni 11.600 elettori. Nelle città per essere elettori occorreva pagare un censo minimo annuo. Nei comuni rurali il voto era a doppio grado, il che assicurava ai proprietari la prevalenza nella seconda votazione. Con questo sistema era assicurata ovunque la prevalenza della grossa proprietà fondiaria e della borghesia cittadina e campa-gnuola. In Dalmazia il vantaggio toccò in principio alla borghesia cittadina : nella Dieta del 1861, gli «usualmente parlanti » l’italiano, avevano 26 deputati, mentre gli abitanti di «parlata slava» avevano 15 deputati. Ma anche nei cancelli di questo sistema di privilegio, gl’ Italiani, non formando che la minoranza delle stesse classi superiori, erano destinati ad essere sopraffatti dagli Slavi, via via che col progresso economico e sociale si chiariva e si rafforzava in questi la coscienza nazionale. Ed è avvenuto