— X — con la disfatta della Serbia nel 1915, e dall’ Italia con l’invasione del Veneto del 1917. « Dalle due opposte rive del mare, che unirà 1’ Italia alla nascente Jugoslavia — scrivevo nel marzo del 1916, quando il disastro di Caporetto non era neanche pensabile, e la sicurezza della incrollabilità della fortuna militare nostra eccitava in larghe zone della nostra opinione pubblica una aspettazione quasi diioni-siaca di conquiste, senza preoccupazioni nè di prudenza nè di equità — dalle due opposte rive del mare che unirà 1’ Italia alla nascente Jugoslavia, con fuoco rubato ad are prussiane, v’ è chi tenta aizzare un dissidio, che se divampasse, ingenererebbe fatalmente nell’avvenire nuove e più tristi effusioni di sangue. Tacciano le voci tremanti ancora di odii comunali. Sorti in nome del diritto nazionale, noi crediamo in quello altrui : chi nega questa nostra legge, chi tenta soffocare all' Italia il suo palpito mondiale, tradisce la nostra vita, la nostra missione : e chi con umile voce ma con cuore impuro briga nelle capitali straniere per ostacolare all’ Italia di porre dove natura e storia volle i suoi dei termini, tradisce la Jugoslavia e ne mina l’avvenire. Si ricordi dall’una e dall’altra riva che solo da mani italiane e iugoslave, e non da mani estranee, dovrà essere spartito ciò che all’ Italia e alla Sla via Dio ha dato ». Le idee, che si trovano esposte nel presente volume, non sono state quindi suggerite da alcun avvenimento recente. Esse erano stabilite nello spirito d’un gruppo di amici sin dall’ inizio della nostra guerra. E sarebbero state pubblicate in un volume della « Gio-