— 141 — nuovo Stato jugoslavo contro le aggressioni, che i nazionalisti serbo-croati non mancheranno di tentare contro di essi, non appena sia sedata la presente crisi. Il problema deve essere risoluto fino da ora insieme a quello dello Stato giuridico degli Slavi incorporati coll’ Italia nella Venezia Giulia, e con l’altro degl’ Italiani di Fiume, se si vogliono assicurare rapporti pacifici nella nuova Europa fra l’Italia e gli Slavi del Sud. Ma altro è riconoscere 1’ esistenza del problema delle minoranze nazionali, e in Venezia Giulia e in Dalmazia, altro è pretendere di risolverlo con una conquista politica totale o dell’ Italia o della Jugoslavia, come pretendono i nazionalisti italiani e i nazionalisti slavi ! « Gl' Italiani della sponda orientale dell’Adriatico — scriveva il Gayda rei 1913, prima che la guerra europea trasformasse anche lui in propugnatore della conquista integrale — sono una nostra proprietà attiva, che si deve, come tutte le ricchezze, conservare. Con questa semplice enunciazione non si intende ceito ancora che il regno d’ Italia debba mettere le provincie italiane dell’Austria dentro il suo cerchio politico. Vi sono patrimoni immateriali, che assicurano una buona rendita onesta, anche quando non consentono a chi ne gode di averne tutte le azioni nei propri forzieri. In politica questi patrimoni si chiamano «influenze!!.... Garantiti nel loio possesso nazionale, gli Italiani possono ancora sistemare i diritti delle minoranze slave, superstiti nella loro provincia (cioè nella Venezia Giulia), per far valere gli stessi diritti degli italiani in Dalmazia.... Nelle provincie meridionali dell’impero, sui confini delle terre italiane, i’avvenire è assolutamente degli Slavi. Gli Slavi spingono oggi il piano della loro conquista nel cuore del campo italiano. Ci sono urti di razza tremendi : fanno del male a tutti, giovano ai poteri estranei; deve venire un accordo per il bene nazionale comune. Gli Slavi devono comprendere che, fuori della difesa delle loro terre, gli Italiani