— i33 — All’ altopiano dinarico, e neppure interamente, non arriva che nel 1719 col «novissimo acquisto» del trattato di Passarovitz (15). Come avrebbe potuto Venezia rovinare la Dalmazia anche in quelle zone, in cui non dominava che da ottant’anni, quando le perdette ? Certo le guerre fra Veneziani e Re d’ Ungheria e Bani di Croazia e Turchi e Uscocchi, non aiutarono la Dalmazia ad arricchirsi. E il monopolio commerciale, che Venezia, a somiglianza di tutti gli altri Stati contemporanei, imponeva ai suoi domini coloniali, dovè contribuire a stremare anche qui la vita economica. Inoltre la decadenza generale del commercio adria-tico, dovuta alle notissime cause, che spostarono dopo il secolo XV il centro dei traffici dal Mediterraneo all’Atlantico, come rovinò Venezia, così accentuò la miseria naturale della Dalmazia. Ma tanta è l’importanza dei rapporti fra la costa e il retroterra qui, come in ogni altro paese del mondo, che anche nel periodo veneto 1’ unico paese della sponda orientale dell’Adriatico, che sia assurto veramente a notevole floridezza di traffici, fu la Repubblica di Ragusa, la piccola e fortunata rivale della Serenissima, il cui porto rimase sempre dischiuso al retroterra slavo. E nella stessa Dalmazia, dove nessun porto assurse all’ importanza di Ragusa all’infuori del modesto trafficò dei prodotti locali, l’unica corrente di qualche rilievo era quella delle carovane turche, che la Serenissima consentiva scendessero dal retroterra slavo ai lazzaretti, stabiliti in vari punti della costa, e specialmente a quelli di Spalato. A queste considerazioni dettate dal buon senso, si oppone che nulla di comune ha economicamente la Dalmazia col suo retroterra : le barriere montuose — si dice — sono così alte e aspre, da avere impedito finora una anche