— 258 — Impossibile ora e in seguito un compromesso fra queste due correnti nettamente contrapposte ; l’una o l’altra deve essere totalmente schiacciata ed esclusa da ogni possibilità di continuare a sussistere. Tutt’al più la fortuna delle armi o le artificiosità diplomatiche potrebbero arrestare per qualche anno il compiersi di questo fato storico, con qualche Novara o con qualche Villafranca ; ma, come avvenne nella nostra epopea, non sarebbe questa che una momentanea tregua d’armi, peggiore per tutti di una definitiva soluzione. A determinare la situazione d’estrema gravità che spinse i dirigenti della politica austro-ungarica a preparare ed a volere la guerra con la Serbia, conducendo i preliminari in modo da rendere impossibile ogni intervento di terzi per una pacifica soluzione, sopravvennero infine i grandi sconvolgimenti della guerra balcanica del 1912 e 1913. Dagli Slavi soggetti alla monarchia quella guerra fu considerata una guerra nazionale, quasi una guerra santa. Malgrado le proibizioni, mandarono volontari ed aiuti in denaro : l’opera di soccorso ai feriti connazionali trascese assai lo scopo umanitario. Malgrado le proibizioni ed i processi, ad ogni notizia di vittoria serba, bulgara o monte-negrina, tutte le .città slave della monarchia abbandona-vansi a grandi dimostrazioni di festa. Così sotto gli occhi delle autorità, che non osavano intervenire perchè tratta-vasi di un movimento troppo vasto, fu pubblicamente festeggiata la notizia della presa di Scutari e dell’arrivo dei Serbi a Durazzo ; e quelle vittorie si considerarono come riportate, piuttosto che contro il turco, contro l’altro nemico ereditario, il tedesco austriaco. Persone che in quell’ inverno furono comprese nella mo-