— iog — parte, di sangue e ài origine slava ; ma ciò non deve dar ombra, poiché non è dal casato, ma dai sentimenti, che l’uomo va giudicato » (pag. 493). (17) Morlacco «= contadino : D’Alia, La Dalmazia, pag. 66. (18) Abate Alberto Fortis, Viaggio in Dalmazia, 1794, pag. 50 ; Carlo Gozzi, Memorie inutili, Bari, Laterza, 1910, 1,-69, trova modo in una sola pagina di parlare dei Mor-lacchi come di villici selvaggi, antropofago belve, lestrigoni, barbari, brutali, indomiti montoni, bestiali, irragionevoli, fiere crudeli superstiziose insensibili alla ragione. Il disprezzo dei nostri Dudan, Cippico, Tamaro per gli Slavi non è che la perpetuazione di questo stato d'animo «coloniale» degli antichi nobili veneziani. (19) Pisani, La Dalmatie de 1779 à 1815, pag. 23 e seg. (20) Tommaseo, Secondo esilio, II, 132 : «Essendo i Dalmati governati da uomini e da genti italiane, per intendere a un dipresso quello che i loro signori dicessero, per potere aver parte nel reggimento di sè medesimi, erano politicamente costretti e moralmente obbligati a studiate un po’ d’italiano.,.. La lingua italiana serviva ad essi non solo per servire meno malamente, ma anche per servire meno, e per comandare cn po’ in casa loro. I Dalmati insomma, coltivando l’italiano, quand’anco non volessero per amore e per gusto, per dovere e per forza, venivano con esso a poter amministrare le cose del Municipio; giacché.... i diritti municipali non si potevano nè porre in atto nè rivendicare in lingua slava: si perchè non ne avrebbero inteso nulla i Veneziani, si perchè quella lingua avrebbe esclusi dal comune diritto più che mezzi gli abitanti delle città, i quali erano d’origine italiana, o altra che slava ». (21) La j viva coscienza nazionale», la «sicura consapevolezza dello scopo a cui miravano » cioè « del diritto della rivendicazione italiana », che il Tamaro, Italiani e Slavi, pag. 252, afferma esistere in Dalmazia prima del 1848, non è che una delle tante trovate di questo fertilissimo ingegno. Lo stesso Dudan, L’Ausltia-Ungheria, I, 225, dando notizia sommaria di alcuni processi per massoneria fatti in Dalmazia intorno al 1820, scrive : « Natuialmente non era un movimento molto esteso