— 257 — una soluzione, la quale, anziché minacciare, aumenterebbe di fronte all’estero la potenza della monarchia danubiana. Ormai la politica austriaca ha dovuto porsi, come problema di vita o di morte, la mèta di mantenere e conquistare completamente le briglie occorrenti a guidare a proprio piacimento l’indirizzo di questo movimento nazionale ; ed ha dovuto concludere che tale mèta non è raggiungibile, e sopra tutto non è sostenibile, se non con l’adottare il trìa-lismo. L’esempio della relativa sottomissione alla politica absburghese del movimento nazionale magiaro, dopo che il bisogno d’indipendenza e d’unità ebbe parziale appagamento nello Stato ungherese autonomo entro la cornice militare economica e dinastica della monarchia comune, incoraggia a tentare anche per gli Slavi la stessa soluzione. Ma la riuscita è subordinata alla necessità assoluta di distruggere 1’ indipendenza dei due nuclei nazionali — la Serbia ed il Montenegro — che inevitabilmente contribuirebbero altrimenti ad esercitare una influenza di attrazione in senso separatista. Così 1’ istinto della conservazione rafforza le velleità d’espansionismo e d’imperio militarista nelle varie sfere dirigenti dell’Austria. All’occorrenza questa attuale necessità storica della politica absburghese potrebbe tollerare il persistere nominale dei due piccoli regni, ma solo a patto che essi diventassero verso PAustria-Un-gheria quello che erano una volta rispetto agli Absburgo il Ducato di Modena ed il Granducato di Toscana. Contro questa soluzione viennese del problema degli Slavi meridionali sta la concezione antiaustriaca, condivisa ormai dalla maggioranza degli Slavi meridionali, che riconosce alla Serbia la stessa missione che ebbe il Piemonte per la nostra unità ed indipendenza. Salvemini. i 7