- 4« “ disperso nella campagna e nei sobborghi ; la città vera e propria, nelle sue classi superiori e medie, e nelle stesse classi popolari, è, nella sua strabocchevole maggioranza, italiana. Nell’ Istria il censimento del 1910 dà 168 mila Croati e 55 mila Sloveni; cioè 223 mila Slavi contro 147 mila jtaliani (5). Ma nell’ Istria occorre distinguere la zona orientale, al di là dei Monti della Vena e del Monte Maggiore, (Capitana to di Volosca), che coi suoi 50 mila abitanti, è in enorme maggioranza slava, dall’ Istria occidentale, dove Italiani e Slavi si trovano ovunque rimescolati in modo da non essere possibile alcuna divisione territoriale fra gli uni e gli altri, potendosi dire solamente che gl’ Italiani sono concentrati e prevalgono nelle città, mentre gli Sloveni, i Croati costituiscono la quasi totalità delle popolazioni rurali. Ma quando si sottragga all’ Istria il capitanato di Volosca (47.700 Slavi, 955 Italiani), come proponeva nel 1913 PAscoli, la prevalenza slava nell’ Istria occidentale si ridurrebbe a non più di 28 mila anime, su un totale di 320 mila abitanti. E anche questa prevalenza è in parte determinata dal fatto che a lavorare nell’arsenale di Polà il governo austriaco ha sempre ammesso preferibilmente operai croati escludendo più che ha potuto l’elemento italiano, senza con questo riescire a togliere alla città di Pola la maggioranza italiana. Inoltre, si deve notare che le più importanti città istriane: Pola (37 mila ab.), Rovigno (11.000), Capodistria (9.000), Pirano (8.000), Muggia (5.000), Isola (7.000), Pa-renzo (4.000), Dignano (6.000), sono, con maggioranze, spesso strabocchevoli, italiane. Di città sui 4000 abitanti, in cui la maggioranza sia slava, non ci sono che Pisino e