— 250 — due correnti : sudditi fedeli agli Absburgo, che speravano nella vittoria del trialismo, nella resurrezione di un grande regno croato autonomo, come quello ungherese, dentro i confini della Monarchia, ancora sotto lo scettro degli imperatori ; e fantastici fautori dell’ idea nazionale pura, della perfetta indipendenza, fedeli al programma di una annessione alla Serbia, ma con poche speranze di vedute compiute. La guerra ha cambiato la situazione. Una parte dei trialisti, non la più forte per numero, ma la più importante per l’autorità degli uomini che la compongono, è passata alla tendenza nazionale secessionista : non sempre apertamente, ma già spiritualmente. Le resta avversario solo il clero cattolico : un avversario certo forte, ma che può presto capitolare. Anche i preti, nel movimento slavo, fanno del nazionalismo. Un uomo politico, non abituato al pessimismo, mi disse : « Non c’ è più nulla da fare. I Serbi hanno guadagnato la partita ». Virginio Gayda. (L’Italia d’oltre confine. Torino, Bocca, 1914). È passato come un lampo, che ha illuminato la coscienza nazionale dei Serbi e dei Croati. In pochi mesi è maturato tutto un problema storico, che si affaccia ora sulla soglia della nuova Austria.,.. Se ne vedono già i segni nel fermento che agita contadini e borghesi dalla volontà barbara incoercibile. Riservisti serbi e croati, richiamati, disertano : compagnie di soldati trasportate verso il confine cantano canzoni nazionali di rivolta e si rifiutano di mar-