— IT — fra noi, il romagnolo dal toscano. Sessant’anni or sonò, Tommaseo, volendo mettere in rilievo le differenze, fra Croati e Dalmati, non trovava altro termine di paragone, per definire le differenze linguistiche, che quello fra toscano e bolognese o genovese. Leger — che è, fra i Latini, uno dei migliori conoscitori della lingua e nella letteratura jugoslava — non trova fra sloveno e serbo-croato del Montenegro differenze maggiori che fra napoletano e piemontese, pur considerando lo sloveno come lingua a sè. Ed è, oramai, generale negli scrittori sloveni la tendenza a depurare dagli idiotismi tedeschi e italiani la loro lingua, sostituendoli con termini tratti dal serbo-croato; e, dopo la riforma linguistica e ortografica del serbo Karadzic, fatta accettare ai Croati dal Gaj, l’ortografia serbo-croata è stata, per opera di Bleiweiss, adottata anche dagli Sloveni. Molti scrittori sloveni adoperano senz’altro il serbocroato (3). E Ruggero Bonghi, nel 1880, ammoniva a « non dare troppo gran peso a queste „varietà, per vere che le siano : esse non distraggono l’unità della specie, che distinguono » (4). Anche fra serbo e- croato ci sono certo delle differenze : dove il serbo pronuncia é, il bosniaco e lo slavone pronuncia i, e il dalmata e l’erzegovese ié ; il kaj (— che cosa ?) della Croazia sett. e occidentale, diviene sciò in serbo. Ma le genti del popolo s’intendono perfettamente, benché si distinguano fra loro per queste ed altre differenze. E queste differenze non esistono che nella lingua parlata dal popolo. La lingua letteraria è una sola : il dialetto erzego-vese è per tutti i Serbo-Croati quel che è per gl’ Italiani il toscano di Siena e di Pistoia. E pochi paesi in Europa presentano così scarse differenze fra la lingua letteraria e