— 145 — ne reclamerà l’aiuto. I due popoli, conoscendosi meglio, impareranno a stimarsi di più.... Quando pure potessero liescir veramente a gettare gl’ Italiani al mare, invece di migliorare, come credono, le loro condizioni e moltiplicare le proprie forze, non avrebbero fatto altro che eseguire un’ amputazione di tutto che v’era di meglio e più vitale nel loro paese,, nella lóto storia. E forse, se pensassero a ciò, troverebbero essi stessi i termini dell'accordo, o l’accordo si ristabilirebbe, senza bisogno di fissarne prima le condizioni» (31). Beninteso che noi Italiani dobbiamo alla nostra volta togliere agli Slavi il più lontano sospetto che l’Italia voglia prendere mai pretesto dal persistere, anzi dal diffondersi, della coltura italiana in Dalmazia, per future rivendicazioni territoriali : se la Francia accennasse a considerare come regione francese il Piemonte, perchè alcune zone di confine parlano francese, e tutti i piemontesi delle classi colte e molta parte del popolo intende benissimo il francese, il resultato immediato di siffatta stoltezza non sarebbe in Italia l’abolizione del francese in tutte le scuole e un boicottaggio organizzato contro la coltura francese da tutti gli uomini d’onore ? E anche gl’ Italiani di Dalmazia devono rinunziare alla arrogante pretesa — sopravvivenza di un predominio politico sociale sparito per sempre — di essere essi la « razza superiore » e di imporre la propria lingua alla maggioranza dei loro conterranei, ignorando o ostentando ignorare la lingua di questa maggioranza (32). Le scuole di tutti i gradi dovrebbero essere amministrate in Dalmazia da due consigli scolastici distinti, uno italiano e uno serbocroato, che si riunirebbero in seduta comune solo quando si dovesse deliberare sugli argomenti d’interesse comune. I due consigli scolastici sarebbero eletti dai IO