— 190 — Supponiamo per un momento che, distrutta l’Austria-Ungheria, tutte le coste dell’Adriatico cadano in potere dell’ Italia. Forse per questo le grandi forze nazionali ed economiche, che fino a ieri formavano quella compagine politica, e che davano il maggiore afflusso al traffico adriatico, diventerebbero italiane, smettendo di essere tedesche, magiare, slave ? Forse per questo le coste dell’Adriatico orientale acquistate dall’ Italia diverrebbero industriali, e prenderebbero il posto che occupa :1 retroterra nella vita economica del mondo, attraverso le vie dell’Adriatico ? Quei paesi continueranno nella loro vita, in virtù delle proprie forze. E reagirebbero contro gli ostacoli politici, che noi creassimo loro nell’Adriatico, cercando di espandersi nel mondo dalle altre vie, del Nord, dell’ Egeo, del Danubio, e coopererebbero così alla lotta che l’Adriatico deve sostenere contro tutte quelle vie. Anche un bambino, purché non sia istupidito dal nazionalismo, capisce che il segregare politicamente un litorale dal suo retroterra naturale scindendo in due tronchi l’unità delle vie di penetrazione, elevando fra il litorale e il retroterra barriere militari, doganali, sanitarie, monetarie ecc. non può contribuire ad intensificare i traffici del mare. E tanto più gravi saranno le conseguenze di tale segregazione quanto più per ostacoli naturali e per la concorrenza di altre vie già quel mare soffre di debolezza congenita. Le difficoltà, da cui è minacciato il porto di Trieste, quando Trieste divenuta italiana si troverà staccata politicamente — poco importa in qual punto — dal retroterra, nascono appunto da questa scissione : la quale è resa ne-