— i3o — montuose, anche una barriera politica e doganale, non si potrà mai comprendere per quale strano scherzo logico sia possibile asserire che l’annessione della Dalmazia al-l’Italia trasformerebbe la Dalmazia da paese povero in paese ricco ! A siffatto intimo legame politico fra la costa adriatica orientale e il bacino danubiano, si deve appunto la floridezza economica — sempre, del resto, relativa — della Dalmazia nel periodo romano. La Dalmazia romana, sarà utile ripeterlo, non è la stessa regione, che porta questo nome oggi, perchè oltre a tutto il litorale adriatico, comprendeva nell’ interno la Serbia occidentale, il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina, ad eccezione della parte piana sulla riva sinistra della Sava (Posavina, Banjaluca e Novi). Fino a questi ultimi decenni si pensava che la civiltà romana non avesse oltrepassato la regione costiera, e che l’interno fosse rimasto poco popolato e in uno stato semibarbaro. Ma che le cose siano andate diversamente, è dimostrato dalle scoperte e dagli scavi compiuti nella Bosnia dopo l’occupazione austriaca. I Romani, quando furono padroni definitivamente della costa, dopo le guerre di Augusto e di Tiberio, misero in valore la regione col loro ordinario mezlzo di incivilimento, le strade. Da Burnum una strada raggiungeva per Petrovac il bacino della Sava. Da Salona, la capitale, partiva tutta una rete di grandi vie : una superava le Dinariche al colle del Prolog, raggiungeva la valle di Vrbas e per Fattuale Banjaluca andava sul Danubio; un’altra per lo stesso passo del Prolog guadagnava Livno e Kupres ; la terza, foise la più importante, collegava la costa al paese