- 129 — trati dall’Austria nel suo unico grande porto, Trieste. Il non essere riuscita, quindi, la Dalmazia a raggiungere un notevole sviluppo industriale, sembra doversi attribuire, almeno in massima parte, alla povertà naturale del paese, anzi che ad un fatto politico, come la sua pertinenza all’ Impero austriaco, fatto che si possa modificare con un altro regime politico (13). Venendo alle condizioni del commercio, non solo la Dalmazia appartiene ad un bacino per sè stesso disgraziato, come l’Adriatico, appartato rispetto alle grandi comunicazioni mondiali e insidiato da ogni parte dalla concorrenza dell’ Egeo, del Tirreno, del mare del Nord, che gli contendono a palmo a palmo il suo non grande hinterland, ma essa non occupa neppure le coste più favorite di questo disgraziato mare, le coste settentrionali, quelle che formano lo sfondo dei due golfi di Venezia e del Quar- .nero, alle auali scendono le massime correnti alimentatrici 7 j. dei traffici adriatici, come quelle che hanno un più ampio e più ricco hinterland. £ cosa risaputa da tutti che oggi le grandi navi mercantili vanno a cercare i luoghi di contatto con le vie terrestri, sulle coste che più si addentrano nelle terre, in fondo alle grandi insenature. Le speranze in un migliore avvenire commerciale della Dalmazia possono poggiare solamente — oltre che sull’ intensificarsi generale dei traffici dell’Adriatico, poiché il rifiorire dei traffici di un mare si riverbera su tutte le regioni che a questo si affacciano —, sulla ■più intima unione, su più facili ed economici rapporti della Dalmazia col suo retroterra. E fino a quando non sarà dimostrato che per rendere più intimo e facile il contatto di una costa col retroterra, è utile frapporre, oltre alle naturali barriere .Salvemini q