— 259 — bilitazione e passarono alcuni mesi nella Dalmazia meridionale e nella Erzegovina, mi assicurano che colà dovette anche allora essere richiamata la leva in massa (landsturm), non già perchè si pensasse di poterla utilizzare in caso di guerra col Montenegro, ma unicamente per poter assoggettare ai rigori della legge militare austriaca tutta la popolazione valida alle armi e per impedire la continuazione dell’esodo in massa dei volontari. Eppure, perfino inquadrati con sottufficiali e caporali tedeschi, non solo i richiamati della landsturm e della landwehr, ma anche le truppe slave di reggimenti dell’esercito attivo, si abbandonavano a dimostrazioni di gioia ad ogni successo dei nemici del loro Governo. Nel primo periodo della guerra ogni giallonero credeva come ad un dogma al sicuro trionfo dell’esercito turco contro le milizie improvvisate dei suoi nemici ; e le vittorie bulgare e serbe furono così rapide, e così rapida fu la débàcle delle forze turche, da non dare tempo ai buoni amici di Vienna di pensare come soccorrerle. Si sperava a Vienna d’avere trovato nella Rumenia un compare che si prestasse ad incominciare le ostilità contro la Serbia, salvando l’Austria dall’odiosità e dal pericolo di assumere essa stessa 1’ iniziativa. Quando, sotto la pressione dell’opinione pubblica, l’attitudine del Governo rumeno fu proprio diversa da quella attesa in Austria, la delusione rinforzò i propositi d’andare a fondo. La guerra, io credo, era anche allora decisa : la si ritardava soltanto per compiere la preparazione e trovare un pretesto, allorché l’attacco improvviso dei Bulgari, evidentemente protetto e promosso dall’Austria, condusse al nuovo inatteso trionfo delle armi serbe. I dirigenti la politica