nalità, 1’ Italia ne favorirà il progresso e l’assimiliazione coli gli elementi indigeni (= italiani). Dove dette colonie non si mostrassero favorevoli a tale proposito, 1’ Italia non le aggiogherà di certo, ma le lascerà libere di gravitare verso il centro nazionale da cui si sono staccate, e non farà fatica a colmare i vuoti che ne dovessero derivare a (i). L’esempio dell’Austria è scelto bene per mostrare le conseguenze brillanti della politica delle sopraffazioni nazionali. Quanto alla « libertà di gravitare », cioè di andarsene via, che noi generosamente dovremmo lasciare agli Slavi, chi ne vuol sapere qualcosa di piò, legga l’opuscolo (di E. Tolomei) Per i confini della Patria, Roma, A. Quattrini, 3 dicembre 1914 : « Il diritto di nazionalità ha la precedenza sul diritto di residenza, come il diritto di pioprietà è superiore al diritto di possesso. E siccome il diritto di nazionalità ncn soffre prescrizioni, cosi contro di esso non può accamparsi il diritto dell’ incoiato, anche se generazioni d’intrusi potessero provare un loro lungo soggiorno, sia pure indisturbato e incontraddetto. Se (come è quasi sempre) la genesi della loro presenza colà fu la conquista o l’usurpazione aperta o insidiosa, l’eliminazione loro è diritto conservato alle genti autoctone, diritto che non soffre prescrizioni nè menomazioni. Codesto postulato implica, è vero, un corollario spietato : il diritto perenne di espulsione dei popoli intrusi. Il quale corollario ha aspetto ripugnante ai cuori gentili. Però, nel caso che facciamo, non si espelle l’individuo — che rappresenta un’innocenza — ma in lui si espelle la sua specie — la quale rappresenta una colpa originaria. Onde dedurremo che nei paesi di frortiera, entro cui sconfinarono gente di nazionalità diversa e nemica, non debba arrestare il ristabilimento del diritto nazionale la circostanza, che per l’ingiuria antica questi paesi cangiarono ormai razza, lingua, costumi e fede. La primitiva nazionalità, che da quel sopruso fu offesa, può sempre negli evi seguenti rivendicare al sangue suo quelle terre, anche con la cacciata in massa dei rampolli