Perciò dobbiamo guardare con favore al nuovo sogno della Glande Serbia, purché costituita col nostio aiuto, con l’Italia estesa ai suoi confini naturali e padrona dell’Adiiatico, la nostra flotta appoggiata alle basi navali di Pola, di Vallona, di Zara. L’accordo italo-slavo non potrà esplicarsi praticamente se non il giorno di un conflitto italo-austiiaco ed austio-seibo.... Gli Sloveni di Trieste, quando si accorgeranno che si pensa bensì di fare la Grande Serbia, ma escludendoli, si opporranno con tutte le loro forze all’accordo italo-slavo. Ma questa è la sorte dei nuclei isolati, abitanti ai confini dei popoli : sono il baluardo della Nazione, ma la Nazione spesso li dimentica. Cosi deve essere e sarà degli Slavi di Trieste e dell’ Istria, tanto più che gl’interessi che legheranno domani la Serbia all’ Italia saranno ben più vitali di quelli, che hanno legato l’Italia all'Austiia. Che cosa dobbiamo desiderare noi sull’Adriatico ? Il possesso delle terre irredente e di Vallcna, l’egemcnia economica suH’Albania, facilitazioni commerciali con la Seibia. Chi si oppone a questi nostri postulati ? — L'Austria. Dunque l'Austria non può essere che il nemico : il solo nemico. Ma la Serbia vuol Tiieste, e tante altre cose. SI ; ma vuole anche la Bosnia, la Croazia, la Dalmazia e la Carniola. Per averli dovrà unirsi a noi, e assoggettarsi ai nostri patti. E in questo momento non sono un solitario. Come me la pensano, in fondo, tutti gl’ Italiani irredentisti, anche quelli che sui giornali sono assai meno recisi. La nostra gente che ha l’istinto della politica nazionale, ha ccmbattuto ed ha odiato fino a ieri gli Slavi ; ma oggi non- essi vuole combattere, ma l’Austria». Non tutti i particolari di questo sistema sono indiscutibili. Ma la linea generale è limpida, sicura, esatta. Nel presente studio noi non faremo che definirla più analitica-mente e dimostrarne la necessità.