— 235 — le quali promesse rimasero non solo inadempiute, ma umiliarono e resero impopolari coloro che prestarono ad esse credenza. Importa rammentare che nel 1848 la nazione croata in generale adunanza deliberò che tutto il suo esercito d’’ Italia fosse richiamato ; ma i creduli a quelle promesse fecero sì che il decreto della comune volontà andasse a vuoto. Ognuno sa quanta sia nelle milizie regolari, e segnata-mente in popoli semplici avvezzi a credere ai capi loro, la forza della disciplina ; e come il soldato, ancor che sia persuaso dell’ iniquità d’una guerra, quando si trova al cimento, lo affronti a ogni costo per fuggire la taccia di traditore e di pauroso. S’aggiungano le istigazioni dell’odio, fomentate a grande studio non dall’Austria soltanto che ne approfittava, ma da coloro stessi che doveano più patirne. Un’altra memoria dolorosa è forza altresì richiamare, non già per rimprovero, ma appunto per questo che tra popolo e popolo i rimproveri cessino, e che a vicenda apprendano a compiangersi e a sovvenirsi. Il dì 29 luglio del 1849, le elezioni del comitato di Zagabria essendo riuscite contrarie allo spirito austriaco, e gridandosi per le vie «Viva la Costituzione, viva la Nazione!» i festeggianti furono dalla soldatesca serrati nella piazza, e si sparò contro donne, vecchi, fanciulli ; e ventidue caddero morti, più di settanta feriti. Il figlio di un autorevole magistrato, giovane valoroso e prestante della persona, nell’atto di sottrarre al pericolo uno dei suoi avversarii politici, fu colte da sei palle nel petto. Il dì poi, le ventidue bare furono con pompa solenne portate alla sepoltura, luttuoso trionfo ; non osando la forza austriaca affrontare il dolore irritato del popolo, e il traccio dei militi di confine che concorre-