- i97 — rebbe più nessuna noia sensibile ai porti di Trieste e di Fiume. « Questo era dunque il nocciolo del cane ! » — esclama Fausto all’apparirgli di Mefistofele. Geografia, strategia, etnografia, statistica, storia — tutte le scienze, che a diritto o a rovescio sono state mobilitate in questa discussione — non hanno avuto che questa funzione meretricia di idealizzare e dissimulare il programma di perpetuare a spese della Dalmazia e del suo retroterra il monopolio commerciale dei porti di Trieste e di Fiume ! L’Italia, dunque, deve mettersi sulle spalle le difficoltà che nascerebbero dall’amministrazione di un paese nazionalmente eterogeneo nella sua enorme maggioranza, deve rendere nemici permanenti dell’ Italia tutti gli Slavi del Sud e spingerli ad allearsi coi Tedeschi e coi Magiari, deve opporsi a ogni allacciamento ferroviario fra il bacino danubiano e il medio Adriatico, deve sacrificare gl’ interessi economici e politici della Dalmazia, della Bosnia, della Serbia e suoi, deve rendersi odiosa a tutto il mondo civile ereditando la politica perfida dell’Austria di fronte agli Slavi del Sud : e tutto questo al solo e unico scopo — dissimulato sotto le ragioni nazionali e strategiche e sotto la formola del « dominio commerciale » dell’Adriatico — di mantenere a favore di Trieste e di Fiume l’attuale statu quo delle correnti di traffico ! Siccome la coscienza morale e giuridica del popolo italiano si sarebbe ribellata a considerare questa categoria di interessi come sufficiente giustificazione di una conquista, che non -avrebbe nessuna base di diritto, tutto il cielo e tutta la terra sono stati chiamati a por mano al nuovo poema sacro della così detta « soluzione integrale »