Storia dell’Adriatico per far credere che gli Slavi sono stati portati in Dalmazia dall’Austria, falsificasse la storia del Risorgimento per far credere che Mazzini e Cavour e Tommaseo e Guerrazzi volevano conquistare la Dalmazia, falsificasse la geografia economica per far credere che in Dalmazia l’Italia troverà la ricchezza, falsificasse la strategia per far credere che la Dalmazia è necessaria alla sicurezza militare dell’ Italia, — bastò, insomma che il programma nazionalista fosse dissimulato con una grossolana vernice di argomentazioni democratiche, perchè molti democratici italiani bevessero innocentemente il veleno, e s’immaginassero, domandando la Dalmazia, di continuare la tradizione di Garibaldi e di Mazzini, e si mettessero forsennatamente a gridare : — viva la nostra morte, e muoia la nostra vita. E noi, che abbiamo cercato di opporci a questo funesto errore — non potendo essere accusati di tepida fede negli ideali della democrazia — siamo stati accusati di « remissività », di « fiacche arrendevolezze », di « frettolose rinunzie ». Ma le abitudini alla « remissività » bisogna ricercarle piuttosto in quell’esercito di slavofobi e dalmatomani, nel quale si rimescolano coi nazionalisti e coi democratici, tutti coloro, ehe nella primavera del 1915 si contentavano del parecchio offertoci dal Principe di Biilow : vili coi grandi, e prepotenti coi piccoli. Noi, che predichiamo la politica della « remissività » verso la piccola Serbia, non sentimmo nessuna remissività, allorché si trattò di spingere l’Italia alla guerra contro il colosso austro-germanico ! Non ogni rinuncia è frutto di debolezza, e non ogni ambizione è resultato di forza. Le storie di Roma antica C dell’ Inghilterra moderna sono piene di rinuncie ; che sono