lainentari di Bienerth, davanti all'immagine di Marco Kra-glievic, che risorto dopo un sonno di sei secoli impugna la spada e guida i popoli a ricostruire con la guerra la grande Slavia del Mezzogiorno. Noi stiamo dunque per assistere a un ingrandimento del Regno di Serbia e al sorgere di un moto irredentista fra gli Slavi austriaci del Mezzogiorno. Se questo avviene, vediamo quali debbano esserne le conseguenze politiche a nostro riguardo. Fino a ieri la meta politica degli Slavi austriaci era il Tria-lismo, la costituzione cioè di un regno slavo in Austria, composto della Croazia, della Dalmazia, della Bosnia, della Car-niola, della Venezia Giulia. La sua capitale necessariamente doveva esser Trieste. Di qui l’accanimento, che essi hanno spiegato nei loro tentativi per slavizzarla. Se invece a queste provincie, si aggiungono la Serbia, la Vecchia Serbia, il Sangiaccato, il centro di gravità geografico ed economico viene spostato verso mezzogiorno. La capitale della nuova Slavia deve essere Belgrado o Uskub, i suoi porti principali Spalato e Salonicco. Trieste agli Slavi non è più necessaria. Ma c' è qualcosa di più. L’Austria cessa di essere il protettore : diventa il nemico, l'oppressore. Contro questo nemico, che accanitamente si oppone alle loro nuove aspirazioni, che cosa possono fare gli Slavi del Sud ? Chi può aiutare gli Slavi ? La Russia e l’Italia. Ma se la Russia è con loro e l’Italia contro, l’aiuto è perfettamente neutralizzato. La nostra eollaborazione diventa, non più utile, ma assolutamente, apoditticamente necessaria. E allora, il giorno in cui noi ci accingessimo a procurar agli Slavi la libertà della Croazia-Slavonia, della Bosnia-Erzegovina, della Carniola, della Dalmazia, senza parer troppo esigenti noi potremmo chieder loro una rinunzia completa e definitiva su Trieste e l’Istria, qualche città della costa dalmata, qualche porto dell’Albania. Nelle sue linee generali sarebbe attuato a nostro vantaggio e a vantaggio degli Slavi il programma di Giuseppe Mazzini e di Niccolò Tornir eo.