— 208 - Erano quelli i giorni, in cui la Germania era stata fermata alla Marna, ed erano cominciate le disfatte dell’Austria in Galizia. La diplomazia tedesca iniziava tutto un nuovo lavoro per riparare agli errori commessi nei primitivi calcoli militari. Il principe di Biilow era, anche lui, mobilitato. E il 16 di settembre il Resto del Carlino iniziava anch’esso la campagna per la Dalmazia — amicus certus in re incerta cernitur. E poco dopo entrava in campagna il Mattino di Edoardo Scarfoglio — tanto nomini...:, e come fiancheggiatori dei giornali autorevoli, la Vittoria di Pomarici, il Bastone di Garcea, e tutti gli affigliati della compagnia Archita Valente e C. Naturalmente, anche questi dalmatomani dovevano, nella primavera del 1915, contentarsi dello scoglio di Pelagosa, salvo a ridiventare dalmatomani, dopo che, mancata la manovra del Principe di Biilow, l’Italia entrò in guerra. I gruppi politici, rappresentati da questi giornali, hanno sollevata la questione di Dalmazia fra l’Italia e 1’ Intesa, così come fra il 1878 e il 1881 Bismarck aveva fatto della Tunisia il « pomo della discordia » fra la Francia e l’Italia. Il ministro degli esteri francese, Delcassé, nell’ intervista concessa al Corriere della sera del 23 agosto 1914, aveva offerto all’ Italia Trento, Trieste e l’Albania come premio di un eventuale intervento antiaustriaco. Per annullare l’effetto di queste offerte, bisognava domandare qualcosa di più : la Dalmazia. Se Delcassé avesse offerto la Dalmazia, sarebbe stata domandata la Bosnia, la Croazia, la Slovenia e chi sa che cos’altro. Determinatosi, poi, P intervento dell’ Italia nella guerra, la campagna per la Dalmazia —• data la riluttanza della opinione pubblica inglese e francese ad accettare il punto di vista massimalista