— ii4 - liani, parlanti in casa loro soltanto l'italiano, e perfino regnicoli venuti in Dalmazia e passati in campo avversarie) croato» (pag. 273, 275, 276, 241, 282, 283, 286, 287, 288); si vedano anche invettive analoghe Tamaro, Italiani e Slavi nell’Adriatico, pag. 280 ; Federzoni. Dalmazia che aspetta, Bologna, Zanichelli, 1915, pag. 20, 24, 86. Viceversa, per gli Slavi, sono rinnegati coloro, che si sentono italiani, se hanno origine gentilizia e nome slavo. Eppure non dovrebbe essere impossibile ammettere che, tante per gl’ Italiani, quanto per gli Slavi, quel che vale non è il sangue o il nome, ma il sentimento e la volontà ! (31) Il D’Alia cita il caso di una famiglia, in cui un fratello è italiano, uno croato e uno.... tedesco; la famiglia Rismondo, di Spalato, oriunda di Rovigno (Istria), ha dato in questa guerra alla causa italiana un volontario, fatto prr-gioniero e impiccato dagli austriaci, mentre uno zio del Rismondo nostro era decorato con la croce di guerra del secondo ordine per meriti civili ; nella famiglia Cippico un cugino è propagandista nella campagna per la conquista italiana della Dalmazia, e un altro è nazionalista slavo. — Si devono, ci sembra, alla crisi di assestamento, avvenute fra il 1860 e il 1890, molti degli sbalzi,, che a pag. 81 abbiamo visto nelle statistiche nazionali delia Dalmazia. È assai probabile che fra il 1830 e il 1860 si considerassero in Dalmazia come italiane le sole famiglie di recente importazione burocratica, mentre gl’ indigeni, anche se italofoni, erano considerati slavi. Fra il Go e il 70, determinatisi i primi urti nazionali, gl’ Italiani, prevalenti nelle amministrazioni, riescono a gonfiare il loro numero ; dall’ 80 in poi, la prevalenza passa agli Slavi, e questi sopprimono gl’ Italiani, finché le elezioni a suffragio universale vengono a mettere le cose a posto e a confermare le affermazioni dell’Ascoli e del Villari. (32) Villari, Discussioni critiche, pag. 480. Resterà sempre un mistero come mai il Consiglio centrale della « Dante Alighieri «, presieduto da quello stesso conte Donato Sammi-niatelli, la cui opinione suila Dalmazia nei abbiano ricordato a p?g- 80, abbia potuto, il 17 ottobre 1916, in un telegramma