— 43 — (18) Vili.ari, Discussioni critiche, Bologna, Zanichelli, 1905 pag. 521 e seg. «Pochi anni sono ebbi a Firenze la visita di uno Slavo, professore in un ginnasio della Dalmazia. — Io sono venuto, egli mi disse, a cercar di lei, presidente della Dante Alighieri, per dirle che gl’italiani s’ingannano assai quando credono che noi siamo loro nemici, e nemici della lingua italiana. Ma nei siamo in Dalmazia maggioranza, e gl' Italiani ci vorrebbero trattare da minoranza : qui è il dissenso. — Queste parole mi fecero una grande impressione, perchè parevano dette con sincero convincimento. Ne parlai con qualche Triestino o Istriano, e mi fu subito risposto : — È uno Slavo, non gli credere. Sono tutti nostri nemici ; dicono così per dire. I fatti non corrispondono alle parole.... — Se alcuni amici, da me interrogati, mi avevano consigliato di non dare ascolto alle parole, che essi dicevano interessate, dei miei interlocutori slavi, altri autorevolissimi mi risposero invece, che questi dicevano il velo. Aggiungevano peto, che erano tutti discorsi inutili, perchè la lunga lotta aveva in modo eccitato le passioni, e seminato diffidenze tali, che la fredda e calma ragione difficilmente poteva trovare ascoltatori.... Parlare qui [a Trieste] di possibile conciliazione, discutere filosoficamente i meriti e demeriti, i diritti e doveri delle due parti, è assurdo ». — a Quale sia l’esaltamento degli animi fra i Croati della Dalmazia, si può argomentare anche da quello che è seguito a me. A Trieste, rel-1’ Istria, nella Dalmazia non visitai nessuna scuola, ma solo i monumenti ; e sono appunto i Croati della Dalmazia, che hanno ridotto a così mal partito gl’ Italiani, quelli che fanno ora un grande scalpore, gridando allo scandalo, perchè un Italiano ha osato visitare in Dalmazia le scuole italiane, che neppure volendo egli avrebbe potuto visitare, giacché esse erano allora chiuse. È facile capire quanto sia difficile venire ad un qualunque accordo con gente così esaltata ». (19) Scritti editi e inediti, XVI, 143-152. (20) Il comitato di redazione era formato da Francesco Coppola, Giulio de Frenzi (on. Federzoni), Roberto Forges Davanzati, Maurizio Maraviglia.