— 9° — sare che la Dalmazia fosse una regione nazionalmente italiana, e destinata a ritornare politicamente all’ Italia (23). Cesare Correnti, delineando nel famoso Nipote del Ve-staverde del 1852 e 1855 le regioni italiane, senza preoccuparsi delle genti allogene viventi sul territorio nazionale, parlava della Corsica, di Malta, dell’Alto Adige, del-l’Istria, non della Dalmazia. L’Annuario statistico del 1864 del Correnti e del Maestri ignora la Dalmazia. Giuseppe Mazzini, che non era certo uomo da barattare a buon mercato la nazionalità di alcuna terra italiana, scriveva nel 1866, cioè in un tempo in cui, secondo i nostri nazionalisti, la Dalmazia avrebbe traboccato di italianità : « Nostra è l’Istria ; necessaria all’ Italia, come sono necessari i porti della Dalmazia agli Slavi meridionali » (24). Niccolò Tommaseo, pur affermando che la Dalmazia è « miscuglio di genti e di storie diverse », non esitava menomamente a metter in « quel ramo della stirpe slava, che puù propriamente distinguesi col nome di serbica », insieme con la Bosnia, 1’ Erzegovina, il Montenegro, anche la Dalmazia, « tranne le colonie italiane, abitanti le coste » (25); e nel 1861, pur deplorando la lotta, che gli Slavi destan-tisi a coscienza nazionale cominciavano a muovere alla coltura italiana, scriveva : «Tempo verrà che la lingua degli atti pubblici deve essere anco in Dalmazia la slava ; ma cotesto non si può stabilire, se non dopo passato il termine di due generazioni almeno » (Ai Dalmati, Fiume, 1861, pag. 23). E sui rapporti fra la nuova Italia e la nuova Dalmazia, scriveva : « Non credo che possa la Dalmazia oramai farsi coda al-l'Italia : perchè il nostro è tutt 'altro tempo da quello della